“In 60 anni, perché ho cominciato a raccogliere le olive ad 8 anni, non ho mai visto una campagna così catastrofica nella Valle d’Itria. Ad esagerare abbiamo raccolto il 10% del potenziale produttivo, un vero disastro”. Il presidente dell’Associazione frantoiani Puglia, Stefano Caroli (nella foto) dipinge un quadro a tinte fosche per l’olivicoltura che si estende su territori dove l’extravergine di oliva ha valori importanti come Martina Franca, Alberobello, Cisternino, Ostuni, Ceglie Massapica.
“Abbiamo pagato a carissimo prezzo – aggiunge – tre fenomeni che si sono susseguiti uno dietro l’altro: le gelate di aprile, la siccità estiva, la mosca di settembre. Una mazzata tremenda per i nostri olivi, sia i secolari che quelli di più recente messa a dimora. Il risultato è che diversi frantoi non hanno neanche aperto, gli altri hanno aperto e chiuso dopo pochi giorni, anche perché acquistare olive da altre parti era impossibile, visto che la situazione, sia pure meno drammatica, si è registrata in tutta la regione. Benché un po’ tutti abbiano giacenze, c’è da immaginare che l’olio prodotto si esaurirà entro aprile/maggio del prossimo anno.
Anche la provincia della Bat, cuore olivicolo pugliese e la zona del foggiano – evidenzia Caroli – hanno sofferto fortemente. Certo, è andata leggermente meglio rispetto alla Valle d’Itria, ma parliamo di un quantitativo che si attesta ad andar bene sul 30/40% della produzione standard. Ci stiamo confrontando anche con le altre regioni, valori negativi li registriamo anche in Calabria, Basilicata, insomma un po’ ovunque nel sud Italia”.
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