Attacchi di Occhio di pavone e Cercosporiosi negli oliveti

Malattie fungine favorite dalle condizioni meteorologiche
AIPO
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Nell’autunno del 2023 l’andamento meteorologico è stato caratterizzato da elevati periodi umidi e temperature miti, che hanno favorito le infezioni da Occhio di pavone e Cercosporiosi (come anticipato in un recente articolo). Queste due malattie fungine sono rimaste latenti durante il periodo invernale, ora stanno riprendendo, sostenute da una situazione climatica di elevata umidità, con frequenti piogge e temperature tra i 12 e 16°C.

Occhio di pavone e Cercosporiosi sono in grado di causare una caduta precoce delle foglie, filloptosi, con conseguente riduzione della capacità fotosintetica della pianta, il che andrebbe a influire negativamente sulla differenziazione a fiore delle gemme, con un negativo effetto sulla produzione di olive e il rischio d’interessare anche i rametti. Patologie che hanno evoluzioni differenti, anche se, inizialmente, sembrano avere simili sintomi.

L’Occhio di Pavone

Responsabile dell’Occhio di pavone è il fungo Venturia oleagineae, il cui apparato vegetativo, il micelio, è formato da un intreccio di filamenti, le ife. Il micelio perfora la cuticola superiore della foglia, vi s’insedia e rimane nel primo strato sottile di tessuto, dove trova il nutrimento necessario alla sua crescita. Questa colonizzazione non penetra in profondità, perché la foglia reagisce all’infezione accumulando sotto i primi tessuti fogliari dei composti fenolici con funzione antifungina.

Dalla penetrazione del micelio alla comparsa dei sintomi della malattia possono trascorrere alcuni mesi, perché le condizioni climatiche, come il freddo invernale o il caldo estivo, ne limitano o bloccano sia lo sviluppo e sia le manifestazioni. Le temperature ideali per il suo sviluppo sono tra i 15-18°C, accompagnate da elevati valori di umidità o da rugiade persistenti.

Il fungo si diffonde nell’oliveto uscendo delle foglie infette perforandone la cuticola, in questo modo le sue cellule riproduttive, le spore, possono propagarsi nell’oliveto trasportate dalle gocce di piogge.

Le infezioni iniziano a rendersi evidenti sulle foglie con macchie circolari clorotiche, per la mancata o insufficiente formazione della clorofilla, poi assumono un colore bruno scuro fuligginoso, contornate da un alone giallastro.

La Cercosporiosi

La Cercosporiosi o Piombatura dell’olivo infetta i tessuti vegetali fogliari con gli stessi modi dell’Occhio di pavone, a causare questa patologia è il fungo Pseudocercospora cladosporioides. Sino a qualche anno fa era considerata una malattia di minore importanza, in questi ultimi anni è diventata più aggressiva e provoca anche seri danni.

Il fungo si sviluppa con facilità nella foglia quando le temperature sono comprese fra 10-20°C e l’umidità è elevata. Dopo essersi insediato e sviluppato un’attività infettiva, si trasmette da foglia a foglia favorito dalla pioggia. Un ruolo importante per la sua sopravvivenza è svolto dalle foglie cadute sul terreno, che rimangono come potenziale fonte di inoculo. Anche in questo caso dal momento dell’infezione alla comparsa dei sintomi possono trascorre anche alcuni mesi.

Le manifestazioni dello stato patologico si presentano sulla pagina superiore della foglia con la formazione di zone clorotiche, irregolari, che diventano progressivamente di colore marrone-necrotico, mentre nella pagina inferiore della foglia assumono un colore grigio-piombo. Più colpite sono le foglie vecchie poste sui rami inferiori della pianta, ma non mancano infezioni di foglie di 4-5 mesi.
La Cercosporiosi provoca una caduta anticipata delle foglie infette, seguita da una generale debilitazione della pianta, che può portare a gravi perdite di produzione.

I mezzi di contrasto

La difesa da Cercosporiosi si è sempre basata su trattamenti coincidenti con quelli a contrasto dell’Occhio di pavone utilizzando rameici, come l’ossicloruro di rame, l’idrossido di rame o il solfato di rame, che non penetrano nei tessuti vegetali, ma rimangono nella parte esterna e lì eliminano i conidi presenti.

Lo ione rame agisce nei confronti dei funghi patogeni prima danneggiando la chitina, un elemento della parete cellulare che protegge le cellule, poi ne modifica la permeabilità e, in questo modo, può penetrare all’interno delle cellule, dove va a ostacolare la respirazione e dei processi enzimatici utili alla vita della cellula, portandola così a morire L’utilizzo dei prodotti rameici provoca la caduta delle foglie infette. Il rame ha solo funzione di prevenzione delle due patologie fungine.

Si può ricorrere anche alla Dodina, una sostanza fungitossica, è citotropica e trans laminari, impedisce la penetrazione e l’insediamento dell’infezione nei tessuti sani; attua azioni curative nella fase d’incubazione ed eradicanti delle infezioni, impedendo che si formino e si diffondano nuove spore di propagazione. La Dodina non provoca defoglianti, le foglie rimangono sull’albero e continuano a svolgere la sintesi clorofilliana,. Gli ultimi formulati in commercio di Dodina possono essere utilizzati a temperature ancore basse, consentendone l’impiego nelle fasi iniziali di difesa fitosanitaria.

L’utilizzo del Fosfonato di potassio, che ha un rapido assorbimento ed è traslocato verso gli apici della chioma e nell’apparato radicale, al momento, per la mancanza di nuova vegetazione, si presenta poco fruibile, mentre potrebbe meglio manifestare le sue funzioni fungicide nel proseguo della primavera.

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Tags: Aipo, Cercosporiosi, Gambin, in evidenza, Occhio di pavone

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