Da un lettore ci è pervenuta questa richiesta: ho notato molte foglie gialle nei miei oliveti. Da cosa dipende? E soprattutto è possibile effettuare dei trattamenti durante questo periodo di fioritura dell’olivo?
Domande che abbiamo girato ad Enzo Gambin, agronomo direttore dell’Associazione Interregionale Produttori Olivicoli e ormai punto di riferimento per i lettori di L’OlivoNews per i puntuali consigli settimanali che ci fornisce per una ottimale gestione agronomica dell’oliveto.
Dottor Gambin, che rispondiamo al nostro lettore?
“Che gli ingiallimenti fogliari, qualora non abbiano origine parassitaria o fungina, possono essere causati da carenze nutrizionali. Una situazione che si registra proprio durante il periodo di fioritura ed impollinazione perché la pianta in questa fase dedica tutte le sue maggiori energie alla infiorescenza. Ma l’ingiallimento potrebbe essere dovuto anche ad un insufficiente accumulo di sostanze di riserva. Oppure, più semplicemente, per una naturale attività fisiologica della pianta dell’olivo che, tra maggio e giugno, cambia le foglie ogni due anni. Escluderei a priori motivazioni legate a ondate di calore, stress idrico o inquinamento atmosferico per scarsa ventilazione, perché tali fenomeni non si sono registrati credo in nessuna parte d’Italia”.
Provoca danni l’ingiallimento fogliare?
“Certamente, se è marcato, riduce l’attività fotosintetica e dunque abbassa la capacità della pianta di produrre zuccheri e di conseguenza energia. Si ha così una minore risposta alle esigenze di creare una ottimale impollinazione dei fiori”.
Quali accorgimenti prendere?
“Si può rispondere andando a supportare la pianta con concimazioni fogliari adatte, contenenti azoto organico, o corroboranti: insomma tutte quelle sostanze che aiutano la pianta a sopportare temporanei stress. Mi vengono in mente alghe e distillato di legno, oppure distillato di legno e glicina-betaina con le dosi previste in etichetta”.
E se l’ingiallimento è origine parassitaria o funginea?
“Non è da escludere. E non parlo solo dell’occhio di pavone che è più diffuso e comunque ben visibile e identificabile. Potrebbe derivare anche da cercosporiosi (la cosiddetta piombatura dell’olivo). Anche qui la diagnosi è abbastanza semplice perché le foglie infette assumono nella parte inferiore un colore grigiastro. Oppure potremmo avere la lebbra, meno visibile ad un occhio poco attento. In ogni caso si può intervenire non con prodotti rameici, piuttosto con sostanze attive come i triazoli o la dodina. Parliamo ovviamente di prodotti che hanno impatti significativamente minori nella fioritura e nell’allegagione”.