La gestione dei residui colturali dopo la potatura è un intervento che acquista un valore decisivo in un periodo dell’anno in cui l’olivo entra in una fase delicata del suo ciclo biologico.
Rimuovere o trinciare il materiale di scarto non è soltanto una questione di ordine agronomico, ma un passaggio essenziale per mantenere l’equilibrio fitosanitario dell’oliveto ed evitare che fattori biologici e fisiologici giochino a sfavore della coltura.
I residui freschi di potatura, se lasciati a lungo sul terreno, iniziano a rilasciare etilene, un segnale chimico fortemente attrattivo per le femmine del fleotribo dell’olivo. Il coleottero, sensibile a queste emissioni, utilizza i residui come sito ideale di ovideposizione, scavando gallerie e completando il proprio ciclo biologico all’interno della biomassa fresca. Quando gli adulti emergono, il rischio di diffusione verso le branche vive della pianta aumenta in modo significativo, dando avvio a infestazioni difficili da contenere nei mesi successivi.
In virtù di ciò, non è consigliabile procrastinare la gestione della potatura fino alla primavera inoltrata, perché in quel periodo l’olivo ha già riallocato le risorse interne per il risveglio vegetativo.
Intervenire in tempi rapidi permette anche di trasformare un potenziale rischio in una risorsa agronomica. Il materiale trinciato, se distribuito uniformemente sul suolo, va pienamente nella direzione dell’agricoltura rigenerativa. Una copertura organica superficiale contribuisce infatti a ridurre l’erosione, limitare l’evaporazione dell’acqua, aumentare la biodiversità microbica e migliorare la struttura del terreno. La degradazione della sostanza organica avviene in maniera più rapida ed efficiente quando i frammenti sono minuti, rendendo disponibile humus e nutrienti in modo graduale, favorendo un suolo vivo e resiliente.
Questa strategia va in linea con la non lavorazione, lasciando degradare la biomassa, spesso ricca di materiale ligno-cellulosico che necessita di un importante lavoro di quel pool microbico e di tutti gli organismi che concorrono alla degradazione della sostanza organica.
Trinciare i residui colturali per tempo, proprio in virtù della loro complessità strutturale, porterà ad una serie di vantaggi l’agroecosistema, che si risolvono in una migliore gestione dei tempi di lavoro, la sottrazione di materiale fresco di cui si cibano gli xilofagi, una accelerazione della degradazione di materiale complesso, ecc.
La gestione rapida e consapevole dei residui di potatura rappresenta dunque un tassello fondamentale nella cura dell’oliveto. Intervenire con tempestività non solo riduce sensibilmente il rischio di infestazioni da xilofagi come il fleotribo, ma permette anche di valorizzare pienamente il materiale vegetale trasformandolo in una risorsa per il suolo. La trinciatura, integrata in un approccio di agricoltura rigenerativa e di non lavorazione, favorisce il mantenimento di un ecosistema più equilibrato, resiliente e fertile. Una pratica semplice, ma strategica, che rafforza la sostenibilità dell’intero sistema olivicolo e ottimizza il lavoro aziendale nel corso dell’anno.



















