Il Portogallo che nella campagna di carica 2021/222 era arrivato a produrre la cifra record di 230 mila tonnellate di olio, fa i conti con la siccità. E non solo in vista della prossima campagna, che potrebbe avere valori modesti come quella appena trascorsa (circa 100 mila tonnellate), ma anche per il futuro stesso del settore. Il ministero dell’Agricoltura ha infatti annunciato un provvedimento a breve che proibirà – finché dura l’allerta siccità nelle regioni dell’Alentejo e dell’Algarve (le due più produttive) – nuove colture intensive e permanenti di frutti rossi e avocado, cresciute molto negli ultimi anni sia per esportazione che per consumi interni. Ma a colpire maggiormente è che la proibizione temporanea riguarderà anche gli oliveti, quasi due terzi dei quali hanno impianti intensivi o superintensivi.
Si tratta di colture che richiedono un uso eccessivo di acqua, spiegano al ministero, sebbene la gran parte degli oliveti portoghesi (80% circa) venga coltivata su terreni non irrigui, che a loro volta soffrono per la scarsità di piogge.
“Senz’acqua non c’è olio”, titola il quotidiano Público, in un servizio in cui gli olivicoltori portoghesi, guardando anche a quanto già avviene nella vicina Spagna, prevedono una riduzione drastica della produzione di olio per quest’anno e per gli anni successivi. E la situazione non è più rosea per il comparto zootecnico, dato che la secchezza dei pascoli e i prezzi sempre più alti del foraggio stanno spingendo molti allevatori a disfarsi dei capi di bestiame.
All’inizio del mese di maggio il governo portoghese aveva già dichiarato lo stato di siccità severa o estrema per il 40% del territorio nazionale. In particolare, appunto, l’Alentejo meridionale e l’Algarve orientale.
Fonte: Ansa