
Le prove hanno interessato un oliveto di circa 3 mila metri quadri a Desenzano del Garda (Bs): varietà leccino con piante di un’altezza media di 4 metri, a vaso policonico e con un 5×6 come sesto d’impianto.
Nel drone, dotato di sei eliche e dal peso di 25 chili, è stata caricata una tanica con 10 litri d’acqua dove è stato diluito il prodotto fitosanitario. Sollevato in volo, ha impiegato 6 minuti per distribuire l’esca adulticida nell’intera area interessata.
Il vantaggio, più che in termini economici o di riduzione del tempo (alla fine sono circa 20 minuti ad ettaro), potrebbe essere quello di tempestività di intervento, nel senso di poter effettuare il trattamento anche in un terreno inaccessibile al mezzo agricolo perché bagnato dopo una pioggia (quando la drupa si ripulisce e dunque è più soggetta ad attacco) o dopo una grandinata (quando vi è magari urgenza di trattamento per alcune varietà contro la rogna). Potrebbe risultare particolarmente utile anche in oliveti posizionati in zone impervie o poco accessibili per un trattore o semplicemente più distanti dal deposito dei mezzi.

L’attività è stata autorizzata dal Ministero della Salute. Oltre che per la lotta alla mosca, il drone potrebbe essere utilizzato per tutte quelle attività che richiedono la distribuzione di prodotti fitosanitari.
“La normativa nazionale non prevede, ad oggi – ha ricordato al riguardo l’assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi – l’utilizzo dei droni per l’applicazione di prodotti fitosanitari. Il nostro piano, primo a livello nazionale, farà da apripista a tutto il comparto italiano. Ci aspettiamo ottimi risultati. Da qui deve partire anche un adeguamento della legge”.
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