Lo avevamo anticipato una decina di giorni fa con un articolo che riprendeva i prudenziali concetti espressi alla fiera EnoliExpo da Donato Boscia (nella foto), dirigente di ricerca, responsabile della sede di Bari dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del CNR e indiscutibile punto di riferimento scientifico quando si parla di Xylella.
Già, lo avevamo anticipato: ci sono due varietà, la Lecciana e il Leccio del Corno, che potrebbero aggiungersi alle già collaudate Leccino e Favolosa in fatto di resistenza al batterio. Aggiungendo, proprio in fatto di prudenza, che la decisione finale sarebbe comunque spettata alla Regione Puglia a cui le valutazioni circa i risultati condotti in questi anni erano state trasmesse.
L’annuncio nell’incontro in Regione
E oggi un annuncio semi-ufficiale è arrivato. Lo ha anticipato Confagricoltura Puglia nel dar conto dell’incontro in Regione per discutere dall’avanzamento del piano di rigenerazione degli olivi colpiti dalla Xylella fastidiosa e delle misure di sostegno agli agricoltori. “Durante la riunione – ha scritto infatti Confagricoltura – la Regione ha dato notizia di aver aggiunto due nuove varietà di olivo tra quelle utilizzabili in area infetta dalla Xylella: la Lecciana (resistente al batterio) e il Leccio del Corno (tollerante)”.
E per la prima varietà, la Lecciana, onore e merito al prof. Salvatore Camposeo (nella foto) ordinario di Arboricoltura generale e Coltivazioni Arboree all’Università Aldo Moro di Bari che ha coordinato il progetto per sviluppare questa varietà frutto di un miglioramento genetico portato avanti insieme ad Agrimillora. Come già ricordato da OlivoNews in un precedente articolo di approfondimento, questa varietà, avendo come parentali Leccino e Arbosana, è idonea al superintensivo, si presenta di medio-bassa vigoria ed entra velocemente in produzione.
Il Leccio del Corno, viceversa, che deve il suo nome alla fattoria del Corno a San Casciano Val di Pesa (Fi) dove è stata individuato nel 1929, è una cultivar tra le più diffuse nel Centro-Nord Italia che si è valutata nel tempo essere particolarmente adatta anche all’olivicoltura di alta densità.
Reimpianti, risorse e prospettive
Durante l’incontro in Regione, dà conto Confagricoltura, sono emerse le cifre del reimpianto olivi zona infetta (art. 6): dei 222 milioni di euro richiesti sono stati stanziati 80 milioni dei quali 50 già impegnati e 9 spesi.
“Bene i passi in avanti, ma il tempo scorre e ancora non si hanno evidenze scientifiche definitive su possibili cure o soluzioni di carattere scientifico – ha evidenziato il presidente di Confagricoltura Puglia, Luca Lazzàro. – Questo preoccupa molto, soprattutto in considerazione del coinvolgimento di altre coltivazioni. È fondamentale continuare a tenere alta la guardia sul monitoraggio e la lotta al vettore”, ha aggiunto.
Prendendo atto del rallentamento dell’avanzata della Xylella rispetto al passato, Confagricoltura ha sottolineato che la lotta al vettore non può essere solo a carico degli agricoltori: serve il sostegno di tutti, con adeguati interventi economici: “Il costo dei trattamenti fitosanitari obbligatori pesa notevolmente sul bilancio delle aziende agricole e riduce il margine sul prezzo di vendita dell’olio di oliva. Per questo motivo, è fondamentale sostenere i produttori delle zone di contenimento con interventi economici mirati. Produrre olive da olio in una delle zone di contenimento della Xylella fastidiosa arriva a costare anche il 50% in più rispetto a impianti che si trovano lontani dalle zone infette”.
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