Erano destinate all’industria olearia operante sul territorio nazionale e non a frantoi pugliesi le oltre 20 autocisterne per circa 460 tonnellate di olio d’oliva dichiarato extravergine, provenienti dalla Grecia. Lo ha comunicato la Guardia di Finanza del Comando Provinciale Bari che ha effettuato i controlli, con l’ausilio del personale della Capitaneria di Porto e funzionari dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agro-alimentari (I.C.Q.R.F.).
Una notizia che mette a tacere le tante polemiche che si sono succedute nelle scorse settimane, quando – in maniera quasi scientifica – è stata presa di mira ingiustamente la categoria dei frantoiani, addirittura dando adito al dubbio che poi qualcuno di essi utilizzasse tale olio per venderlo come extravergine italiano.
E diciamola tutta: che dalla Grecia siano arrivate 460 tonnellate di olio extravergine (saranno poi i controlli a certificarne la tipologia) è viceversa un fatto assolutamente normale, visto che, come noto, in Italia produciamo quando va bene 300 mila tonnellate di olio, ne consumiamo 500 mila e siamo talmente bravi da esportarne 400 mila. Dunque, dal momento che la matematica non è un’opinione, da qualche parte l’olio deve pure arrivare all’industria olearia italiana. Tra l’altro, con il differenziale di prezzo che vi è oggi tra olio italiano e olio europeo, gli acquisti oltre confine saranno destinati inevitabilmente a crescere.
“La notizia restituisce onore ai frantoiani ingiustamente e gravemente additati come presunti truffatori” sottolinea il presidente dell’Associazione Frantoiani di Puglia, Stefano Caroli, che aggiunge: “Mi piacerebbe ora che chi ha lanciato queste accuse pubblicamente, abbia il coraggio altrettanto pubblicamente di chiedere scusa”.
Caroli era già intervenuto sulla vicenda, rivendicando il ruolo dei frantoiani, ed in particolare dei mastri oleari, che con passione, professionalità e valori ancorati al territorio offrono un prodotto artigianale di altissima qualità.
Ad ogni modo, bene che siano costanti questi controlli da parte degli organi preposti, soprattutto nella regione a maggiore vocazione olivicola, specialmente in un periodo in cui è stata registrata questa notevole movimentazione in entrata di olio dichiarato “extra-vergine” proveniente da altri Paesi.
“L’intensificazione del dispositivo di controllo nel sedime portuale, eseguito nell’immediatezza dello sbarco delle navi provenienti dalla Grecia – si legge nella nota della Finanza – si inquadra nell’ambito di una mirata e centralizzata attività di coordinamento, tra tutti gli attori istituzionalmente competenti, della cabina di regia appositamente costituita presso il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, con l’obiettivo dichiarato di tutelare le produzioni italiane, sempre più soggette a concorrenza sleale nonché contrastare gli illeciti in materia di proprietà intellettuale in genere, in modo da tutelare il made in Italy da possibili azioni di falsa indicazione dell’origine del prodotto.
Tale presidio – continua la nota – consente di esperire controlli sulla tracciabilità del prodotto oleario accertandone origine, provenienza e destinazione attraverso l’analisi della documentazione a scorta della merce e il riscontro fisico della stessa.
Il tutto è propedeutico al successivo svolgimento, presso le sedi delle aziende destinatarie, di ulteriori e specifici approfondimenti da parte dei funzionari dell’I.C.Q.R.F., anche congiuntamente ai Reparti del Corpo territorialmente competenti, per verificare, con campionatura del prodotto ed esame organolettico, la correttezza degli operatori del settore nella commercializzazione del prodotto olivicolo.
A tal riguardo – conclude la nota – nell’ambito di recenti controlli congiunti svolti dalle Fiamme Gialle di Bari e dai funzionari dell’I.C.Q.R.F. di questa Regione, non sono mancati casi di accertamento di responsabilità per l’inesatta indicazione delle informazioni riportate nelle etichette del prodotto confezionato e, successivamente, commercializzato anche attraverso piattaforme informatiche”.