Come meglio stimolare l’induzione fiorale dell’olivo

I consigli del direttore AIPO in questa delicata fase della pianta
AIPO
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Oliveti del sud Italia in fase di allegagione, così come in buona parte del centro, mentre si è più in ritardo al nord. Come noto è questo uno dei momenti più delicati per l’olivo, impegnato da una parte nel primo sviluppo delle olive, dall’altra nella prima fase di differenziazione o induzione fiorale, dove sono coinvolti fattori ormonali e nutrizionali.

Ne facciamo il punto con Enzo Gambin, direttore di AIPO – Associazione Interregionale Produttori Olivicoli, autorevole punto di riferimento sotto il profilo agronomico per L’OlivoNews.

Enzo Gambin

Dottor Gambin, con l’allegagione al via quali accorgimenti si sente di consigliare agli olivicoltori?
“L’esigenza del periodo è rivolta a garantire alla pianta un bilanciato apporto di rinvigorenti, fertilizzanti e corroboranti, per un corretto sostegno fisiologico, evitando l’insorgenza di sbilanci nutrizionali, favorendo così la maturazione delle olive. Se non si sono dati adeguati apporti di fertilizzanti nell’autunno scorso o alla ripresa vegetativa, l’azoto non è entrato nel piano di concimazione dell’oliveto. E’ dunque il momento di organizzare una fertilizzazione di soccorso o di mantenimento, utilizzando concimi fogliari o anche al suolo. Tanto più laddove gli areali hanno subito maggiori precipitazioni, e di conseguenza un possibile impoverimento di azoto – sia sotto forma nitrica che ammoniacale – per lisciviazione o dilavamento”, vale a dire una filtrazione dagli strati superficiali del suolo verso quelli più profondi, per effetto della percolazione delle acque piovane”.

L’integrazione a cui fa riferimento in che misura in ogni caso?
“Laddove la disponibilità di azoto risulta limitata , si può apportare per via fogliare urea 0,8% – 1% per ettolitro d’acqua, o di nitrato di potassio per un 1%, o di fosfato biammonico per 1,5%. Si tenga  conto che le foglie dell’olivo, in condizioni ambientali favorevoli, assorbono il 50-70% dell’azoto somministrato entro un giorno dall’aspersione, soprattutto attraverso la pagina inferiore delle foglie. Assorbimento questo che avviene più facilmente rispetto al fosforo. Da considerare che l’assorbimento fogliare aumenta con il prolungamento del contatto tra soluzione fertilizzante e foglia. Più la foglia rimane umida, più assorbe, mentre si riduce molto una volta che la foglia si asciuga”.

Dunque l’aggiunta di sostanze bagnanti alla soluzione fertilizzante aumenta l’efficacia del trattamento?
“Sì, perché le cere della cuticola fogliare respingono l’acqua, per cui il bagnante garantisce un maggior periodo di permanenza della soluzione sulla foglia. Allo stesso tempo, però, un’elevata umidità atmosferica rallenta l’asciugatura dopo la somministrazione.
Sono sfavorevoli all’assorbimento della soluzione fertilizzante irrorata le alte temperature, la bassa umidità e la ventosità, vale a dire tutto ciò che asciuga la foglia. Occorre così evitare di attuare fertilizzazioni fogliari in giornate ventose o con umidità relativa inferiore a 70% e in corrispondenza delle ore più calde della giornata, con temperatura superiore a 25 °C. Va pertanto preferito il mattino presto o verso sera”.

Continui…
“Una considerazione a parte va fatta per il fosfato biammonico, perché ha una buona concentrazione di azoto e fosforo ed è molto solubile; in questo mese di giugno può essere dato al suolo – circa 0,800 – 1 kg pianta – perché rilascia subito ammonio e fosforo, che si rendono disponibili in breve tempo, ma libera anche ioni ammonio che, avendo carica positiva, si legano con facilità ai colloidi e alla matrice organica del suolo, perciò non si dilavano. Gli ioni ammonio sono poi trasformati dai batteri del suolo in ioni nitrato e sono prontamente assorbiti dalle radici dell’olivo”.

Veniamo al fosforo!
“Gioca un ruolo fondamentale nelle prime fasi di sviluppo dell’oliva e, per quanto riguarda le epoche di somministrazione, potrebbe ben seguire quelle dell’azoto. Il fosforo ha una domanda limitata da parte dell’olivo, dato che i fabbisogni sono modesti e in genere sono soddisfatti dalla dotazione naturale del terreno. Però dove l’olivo è posto in suoli calcarei, con un ph oltre i 7.5, il suo assorbimento diventa un problema, perché si lega al calcio, e le radici, in questo casi, non riescono a prenderlo. Lo stesso accade quando l’olivo è su suoli acidi, con ph uguale o inferiore a 6: in questi casi il fosforo si lega all’alluminio. Il fosforo è il costituente della vigorosità e stabilità dei tessuti: un loro irrobustimento determina a una maggior resistenza della pianta agli attacchi di organismi patogeni e parassiti”.

Utili anche corroboranti in questa fase?
“La pianta d’olivo si avvantaggia molto anche di biostimolanti e corroboranti, come distillati di legno, prodotti a base di amminoacidi, vegetali e animali, glicina betaina, che agiscono a concentrazioni molto basse, più performanti se con trattamenti ripetuti. In molti casi, valutando l’etichetta, permettono la miscibilità con altri prodotti fertilizzanti o agrofarmaci, per cui l’applicazione può essere effettuata anche in occasione di interventi fitosanitari contro patogeni, quali mosca dell’olivo e parassiti fungini”.

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Tags: fioritura, in evidenza, induzione fiorale, olivo

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