La fine dell’autunno segna un momento cruciale nell’oliveto. È il periodo in cui si tirano le somme rispetto alla raccolta e ci si prepara a ripartire per i lavori invernali. Un’altra annata che ci lascia tra dubbi e incertezze: produzioni molto eterogenee, temperature ballerine e molti dubbi sul futuro legato ai cambiamenti climatici, i quali detteranno i tempi e le modalità di intervento.
Tra le operazioni colturali da prende in considerazione nei prossimi mesi rientrano: la prevenzione delle malattie, la potatura di produzione, la concimazione.
La prevenzione delle fitopatie
Come noto, a prescindere dal sistema di raccolta, la pianta subisce uno stress più o meno intenso che causa una rottura di rami fruttiferi o nei casi peggiori (a causa di disattenzione, mancata manutenzione delle attrezzature, fisiologia dell’ulivo) anche la sbrancatura di intere porzioni di pianta. Ogni crepa nella vegetazione è una potenziale via di ingresso per patogeni, soprattutto come la carie che col tempo tenderà a rendere friabile il legno attaccato: si perderà la funzione idraulica dei vasi contenuti nel cambio, il blocco del floema (a causa dello scortecciamento) e, non ultimo per importanza, la fragilità delle branche principali.
È buona prassi procedere a fine raccolta con trattamenti fitoiatrici a base di sali di rame, come la poltiglia bordolese o altre preparazioni, ancor meglio se accoppiati con zeoliti, la cui funzione (in questo caso) sarà quella di aiutare la cicatrizzazione delle ferite e creare un ambiente sfavorevole per i patogeni.
Nel caso di slabbrature delle branche primarie o secondarie, eliminare la parte rimanente procedendo alla sanificazione della stessa e lasciando un bordo di rispetto alle zone di inserzione in modo da assicurarci che non vi siano ulteriori compromissioni da parti di agenti patogeni.
La potatura di produzione
Con la speranza che la temperatura si adegui ai periodi, bisognerà intervenire con le potature di produzioni (o di altro genere) avendo cura di affidarsi a personale specializzato che abbia contezza su come intervenire. L’obiettivo sarà quello di raggiungere l’equilibrio vegeto-produttivo, evitando potature drastiche, le quali porterebbero ad uno scompenso dell’attività vegetativa, creando aggravi dei costi futuri. In questa fase è di estrema importanza la disinfezione degli attrezzi di potatura da una pianta all’altra, in modo da scongiurare il propagarsi di malattie o batteriosi (es. rogna).
La concimazione
In merito alla concimazione la base di ogni buon piano di fertilizzazione sono le analisi del suolo e non da meno, quelle fogliari. Evitare il fai da te! Le analisi fogliari, che purtroppo ancora oggi non sono diffuse, sono un valido strumento sullo stato nutrizionale del nostro uliveto e insieme a quelle del suolo sono dei documenti fondamentali per qualsiasi tecnico voglia dare delle risposte razionali.
Un altro approccio complesso riguarda il concime da scegliere. In commercio esistono una moltitudine di soluzioni, ma non esiste il migliore, bensì quello che più si avvicina alla natura fisico-chimica del nostro terreno.
Le matrici di partenza del concime ci aiuteranno a collocarlo nella giusta epoca temporale, evitando così perdite di prodotto per mineralizzazione anticipata o peggio ancora per mancanza di solubilizzazione dello stesso (se somministrato in epoca tarda) e quindi perdita consequenziale dell’investimento.
Si ricorda, inoltre, che, negli oliveti condotti in asciutta, l’unico mezzo per solubilizzare e rendere disponibile alle piante i nutrienti è l’acqua piovana, risorsa che in alcuni areali diventa sempre più bramata. Pertanto, sarà indispensabile collocare il concime in modo che ci sia tutto il tempo necessario affinché i granuli si disgreghino e la matrice venga convogliata nella rizosfera. Matrici molto semplici da degradare (vedi letame, farina di carne, ecc.) devono essere più spinte verso la fine dell’inverno, al contrario prodotti a base di sostanza più complesse (es. cornunghia) dovranno essere collocate molto precocemente.
La gestione dell’olivo in un contesto di cambiamenti climatici richiede un approccio integrato che tenga conto delle nuove sfide imposte dall’aumento delle temperature, dalla variabilità delle precipitazioni e dagli eventi estremi sempre più frequenti.
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