Scritti dai diretti interessati, riportiamo una sintesi degli interventi che i relatori della Scuola di Potatura Olivo “Giorgio Pannelli” hanno tenuto nel convegno all’EnoliExpo di Bari.
Nel metodo scientifico-pratico la salvezza dell’olivicoltura nazionale
Mi chiedo se l’Enoliexpo sia stata o meno una grande occasione di confronto per i numerosi visitatori. Nel caso specifico dell’Impresa sociale Scuola Potatura Olivo “Giorgi Pannelli” potrei dire che perlomeno il numero di persone accalcate nella più grande aula della Fiera (San Nicola), forse 250 posti – nella foto – ha dato ragione ad una disciplina che da quest’anno abbiamo definito “Il metodo scientifico-pratico in Olivicoltura”. In Fiera non si va a lezione, ad apprendere “Il Metodo”. La Fiera è il momento più rappresentativo in cui gli esperti espongono. Nel nostro caso il metodo. Con dati inconfutabili invitiamo le persone a riflettere e a comprendere prima di agire.
Se vogliamo fare sul serio è l’ora di farla finita col metodo del nonno, con leggi scritte da sceriffi territoriali o peggio da arditi precursori della scienza, detentori di verità acquisite (L. Russo, 2008) che provengono da non si sa dove (e che come batteri si riproducono a velocità doppia sui social) che appaiono scienziati chi copiando e incollando parti di articoli facendoli propri, chi senza citarne le fonti, che giudicano una immagine senza capirne il progetto.
Assieme al sottoscritto a Raffaele Antonello e a Giorgio Pannelli la Scuola ha mostrato quali sono i suoi potenziali. E’ con un certo orgoglio, dati alla mano, che posso affermare che il nostro metodo funziona (si è evoluto e affinato negli anni grazie a Pannelli e a seguire grazie all’apporto dei migliori; e ancora si affina, si modella, si plasma). E’ un mix di profonda cultura legata a storia, bellezza, scienza (anche alimentare), ad assidua pratica, a risultati concreti, a rispetto di tutti gli esseri viventi e ad Amore e Passione per il proprio lavoro. Ci piace stancarci con Amore oserei dire. La Scuola offre oltre a tutto ciò, che già di per sé non sarebbe poco, un percorso formativo e una professione vera: diventare Potatore Certificato. Il professionista colto che non segue un rigido protocollo ma che attraverso quest’ultimo cura un insieme. Questo ci porta ad essere multitasking. Che vuol dire nello specifico? Dalla Natura si imitano e apprendono molte cose. Noi abbiamo appreso praticamente tutto da un albero multitasking: l’OLIVO.
Il mio primo invito e appello, oltre a fare nella vita ciò che è giusto e non ciò che è facile (Roy T. Bennett modificato) è quello di venirne a scoprire delle belle: dall’Olivo multitasking al metodo scientifico-pratico della Scuola Potatura Olivo Giorgio Pannelli srl Impresa Sociale a tutti i professionisti che come un caleidoscopico stormo vi ruotano all’interno. (www.scuolapotaturaolivo.it).
Antonino Filippo Lonobile
Alleati (anche) del suolo per non darsi la zappa sui piedi
L’Agricoltura così come praticata oggi non ha futuro. L’Olivicoltura nemmeno!
Il paradigma economico capitalista, riduzionista, che ignora i limiti, applicato in ambito agricolo (la cosiddetta Rivoluzione Verde) sta dimostrando in poco tempo la sua inadeguatezza perché applica principi di economia lineare su un pianeta che funziona da milioni di anni in modo circolare.
Il risultato è inquinamento, rifiuti e consumo di risorse. Tradotto in ambito agricolo ed olivicolo: eutrofizzazione ed inquinamento delle acque, accumulo di sostanze tossiche nei terreni e nei prodotti agricoli, e perdita di fertilità dei suoli. Così come abbiamo maltrattato e maltrattiamo l’olivo con pratiche legate al “tutti fan così” o “si è sempre fatto così”, altrettanto maltrattiamo i suoli ignorando o peggio non curandoci dei danni che provochiamo.
Pensare che il suolo rappresenti un mero substrato in cui far crescere piante e che basti fertilizzare e irrigare può valere per una pianta in vaso sul balcone e forse nemmeno. Il suolo è un organismo vivente la cui fertilità e resilienza deriva dalla complessità e dalle relazioni tra le parti che lo compongono ed in cui la simbiosi tra piante ed i microrganismi svolge un ruolo di primario. E’ ormai assodato dagli studi scientifici che una gestione oculata e sostenibile è il presupposto per garantire il corretto funzionamento dei cicli naturali nel suolo.
Dalla sua salute deriva in parte la salute del nostro amato olivo e dell’olio che ne deriva. Perché non può esistere olivo sano in un suolo malato. Dalla salubrità dei prodotti agricoli e del nostro olio deriva la nostra di salute, perché in parte siamo anche quello che mangiamo…il nostro Microbioma intestinale ne è la prova. Siamo così intimamente legati al suolo da non immaginarlo…lo siamo almeno quanto lo è l’olivo.
Solo un approccio scientifico-pratico e solo dalla nostra capacità di cambiare prospettiva e diventare (o ritornare ad essere) alleati del suolo, oltre che dell’Olivo, dipenderà il nostro futuro!
Raffaele Antonello
Olivo da sempre e per sempre
Risale al 1936 la pubblicazione del Roventini che, con il solo empirismo a partire dal 1925, propose, per una regolare densità di piantagione, la forma di allevamento a vaso policonico in sostituzione del vaso dicotomico che necessitava di una periodica riforma. Molto opportunamente attese 10 anni prima di pubblicare i suoi dati, mentre dal 1962 (dopo la gelata del 1956) ad oggi si pubblica solo dopo breve tempo con il risultato che ogni ulteriore modello colturale è fallito, fallisce e fallirà con una rapidità proporzionale alla densità di piantagione ed al grado di costrizione imposto alle piante, da cui il suggerimento che in olivicoltura il tempo dovrebbe essere misurato in lustri anziché in anni.
Una regolare densità di piantagione insieme a modalità di crescita quanto più prossime alle naturali, sono presupposti essenziali anche per un equilibrato sviluppo tra chioma e radici, tra pianta ed ambiente, tra pianta, ambiente e produttore. Contribuisce allo scopo anche la dominanza apicale che, mediante la produzione di ormoni regolatori della crescita negli apici vegetativi naturali, preceduta dalla sottrazione di risorse energetiche agli organi vegetativi sottostanti, assegna un ruolo alla restante vegetazione, da cui la necessità di una conclusione naturale possibilmente lineare per ogni branca primaria, di una progressiva riduzione dello spessore della struttura legnosa (gradiente conico), di un’abbondante disponibilità di foglie apicali.
La forma di allevamento a vaso policonico rappresenta, quindi, il miglior compromesso tra le esigenze economiche del produttore, fisiologiche dell’olivo ed ecologiche dell’ambiente, da cui il nuovo motto della Scuola “Riforma senza se senza ma” che oltre il tradizionale “Vaso Policonico senza se e senza ma” scopre dentro ad ogni chioma la presenza di un vaso policonico, con varie branche primarie di forma quanto più possibile conica e non cilindrica con una o più punte e/o, peggio ancora, con succhioni curvati e legati. Lo stesso Roventini ebbe modo di affermare: “Meglio riformare a fondo 50 olivi che 150 a metà”.
L’oliveto può essere considerato una foresta molto speciale perché sottrae CO2 dall’atmosfera fissandola 1) nelle strutture legnose, 2) nel terreno, 3) nell’olio.
Piante adulte adeguatamente spaziate fissano molto più carbonio in una rilevante struttura legnosa (Stephenson et al., 2014), rispetto ad altre più giovani e numerose che fissano meno CO2 in strutture legnose che smettono di crescere non appena esaurito lo spazio assegnato alle radici (Cabal et el., 2020).
L‘erba spontanea adeguatamente gestita mediante trinciatura insieme ai residui di potatura diventa il miglior alleato dell’olivicoltore contro l’erosione visto che l’humus che si accumula favorisce l’infiltrazione di acqua piovana e concima naturalmente il terreno riducendo la necessità di fertilizzanti chimici (Lardo et al., 2018). Un oliveto con una copertura erbacea contiene il doppio di carbonio rispetto ad un oliveto coltivato con terreno nudo (Sofo et al., 2021).
Da segnalare infine, che nella produzione di un litro d’olio l’albero rimuove 10 kg circa di CO2 dall’atmosfera. Insomma, una mano all’olivo ed una all’oliveto potranno rendere l’olivicoltura un’attività rurale multifunzionale finalizzata non solo alla produzione, ma anche verso molti altri obiettivi, quali ambientali, paesaggistici, culturali, sociali e ricreativi (Sofo et al., 2021).
Tutti i benefici derivanti dalla corretta gestione dell’olivo e dell’oliveto dovrebbero tradursi in riconoscimenti e sostegni da parte della PAC ed anche dei consumatori, attraverso l’intermediazione di Istituzioni Nazionali e Locali, oltre alle Associazioni di Categoria che, invece, si limitano al riconoscimento delle crescenti difficoltà del settore attribuendone la colpa ai cambiamenti climatici, ai mancati finanziamenti, al mancato coinvolgimento di piccole e medie organizzazioni dei produttori, ignorando completamente l’esistenza di una rete capillare di Potatori Certificati della Scuola formati e valutati secondo il metodo scientifico-pratico.
Si auspica, ad esempio, la realizzazione in ogni regione di un patto tra questi professionisti, i privati che non hanno modo né formazione per gestire gli oliveti ed il soggetto pubblico che distribuisce le risorse finalizzate a salvaguardare la produzione olivicola, il paesaggio, l’ambiente, la biodiversità, ecc. In questo modo si potrebbero recuperare migliaia di oliveti abbandonati o malridotti.
Giorgio Pannelli
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