Con circa il 70% delle olive raccolte e molite, la Sicilia si appresta a fare un primo realistico bilancio della campagna olearia. Ed è una campagna che paga fortemente la siccità. Se ne fa interprete Mario Terrasi, presidente del Consorzio di Tutela Sicilia Igp.
Terrasi, possiamo dare qualche numero?
“Sì e non sono certamente come avremmo sperato. Nella Sicilia Orientale, dove mancherà più o meno ancora un 10% di olive da raccogliere, siamo ad un 60% di produzione di olio rispetto alla media. Nella parte occidentale il calo si è attestato attorno al 40% e qui c’è ancora un 30% di oliveti da lavorare. Il tutto ci porta a ritenere che la campagna di quest’anno nell’isola si attesterà attorno alle 22 mila tonnellate di olio (sono 15.500 quelle già censite al Sian alla data dell’11 novembre, ndr), rispetto alle 34 mila certificate dal Sian dello scorso anno. Ci compensa la qualità che, non essendoci praticamente stata mosca per le alte temperature, è davvero eccellente con olive perfettamente sane”.
A livello di prezzi, come sta reagendo il mercato?
“Il prezzo tiene bene, siano sui 9 euro per l’italiano ed un euro in più per quello certificato Igp o Dop. E almeno questo per olivicoltori e frantoiani è confortante”.
A proposito di certificato, come sta andando l’Igp di cui lei presiede il Consorzio?
“Molto, molto bene. L’obiettivo dei 2 milioni di litri certificati lo scorso anno lo abbiamo ampiamente raggiunto, per circa 4 milioni di bottiglie complessive, e quest’anno, malgrado una produzione ridotta, contiamo di migliorarci ulteriormente. Registriamo continue richieste di adesione e questo conferma che la strada dell’Igp si è rivelata vincente e premiante. Del resto eravamo consapevoli che il brand Sicilia è trainante in Italia e nel mondo e, come ripeto in tante occasioni, siamo l’unica regione che viene ovunque immediatamente identificata con il semplice disegno della cartina geografica”.