La visita di una delegazione del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) nella Repubblica Islamica dell’Iran (nella foto) è stata l’occasione per conoscere e divulgare la realtà olivicola di questo paese che condivide molte caratteristiche geografiche e storiche con il bacino del Mediterraneo.
Innanzitutto, è qui che si è sviluppata migliaia di anni fa la culla della civiltà ed è qui che si presume sia nato l’olivo. Oggi, con più di 103.530 ettari di olivi – 62.118 di cui dedicati alla produzione di olio di oliva – e 10.500 tonnellate di olio di oliva prodotto nell’ultima campagna (2021/22), l’Iran è tra i principali paesi olivicoli al di fuori del bacino del Mediterraneo.
L’olivo è una delle principali fonti di occupazione in Iran, generando oltre 12 milioni di giornate lavorative. La maggior parte delle olive coltivate appartengono a 10 cultivar tradizionali (Mari, Zard, Rowghani, Gelooleh, Shengeh, Khormazeitoon, Khara, Dakal, Dezful e Fishomi), ma si possono trovare varietà estere anche in piantagioni intensive o superintensive, tra cui Arbequina, Koroneiki, Manzanillo e Coratina.
Le principali aree olivicole sono in regioni dove il clima registra inverni freddi ed estati calde e secche, con precipitazioni generalmente inferiori a 200 mm all’anno. Questo spiega perché la stragrande maggioranza degli oliveti viene irrigata con varie tecniche, in particolare con un sistema di terrazzamenti e canali in pietra che consentono l’irrigazione con acqua sorgiva di montagna. Le aziende agricole sono generalmente di grandi dimensioni (oltre 50 ettari in media) e hanno meno di 50 anni.
Meno del 30% delle olive raccolte viene utilizzato per la produzione di olio d’oliva, il resto viene utilizzato principalmente per la ristorazione: vi è infatti un diffuso consumo locale di olive da tavola (51.500 tonnellate nel 2021/22). Dal momento che la produzione iraniana di olio d’oliva non è sufficiente a coprire i consumi interni (16.000 tonnellate nel 2021/22), il Paese sta ricorrendo a importazioni (5.500 tonnellate nel 2021/22), in particolare da Turchia, Siria, Spagna e Italia.
Nel corso dei vari incontri, funzionari del COI, autorità iraniane e rappresentanti della nazionale settore olivicolo hanno potuto fare il punto sulle prospettive dell’olivicoltura in Iran e le varie possibilità di collaborazione