Abbiamo dato conto nei giorni scorsi delle polemiche per la decisione di sradicare oltre 2 mila olivi nel territorio di Bitonto per lasciar posto ad un mega impianto fotovoltaico. Ebbene, questo è niente rispetto a quanto previsto in Andalusia, la regione olivicola per eccellenza della Spagna. Qua infatti, saranno ben 500 mila gli olivi secolari che dovranno essere sacrificati per lasciar posto a 25 mega impianti solari. Una decisione, che sta suscitando grandissime polemiche, presa dalla Giunta regionale dell’Andalusia che ha approvato le installazione degli impianti su 5.500 ettari di oliveti nelle province di Jaén e Cordova.
Domani, le piattaforme social SOS Rural e Campiña Norte si riuniranno per esprimere la loro ferma opposizione ai mega-impianti solari. L’allarme riguarda in particolare l’area di Lopera (Jaén), dove si stima che la distruzione degli oliveti per far spazio a queste installazioni richiederà la piantumazione di quasi 30 milioni di nuovi alberi solo per compensare la CO₂ che gli olivi esistenti non assorbiranno più.
Nonostante ciò, il presidente andaluso Juan Manuel Moreno aveva annunciato nel novembre 2024 un piano di piantumazione di soli 1,5 milioni di alberi su 2.500 ettari, una cifra che coprirebbe a malapena il 6% dell’anidride carbonica annualmente catturata dagli olivi secolari.
Bilancio di carbonio negativo: un allarme ambientale

Il divario tra gli alberi abbattuti e le nuove piantagioni desta forte preoccupazione. La Fondazione Aquae stima che un giovane albero assorba tra i 10 e i 30 kg di CO₂ all’anno. Tuttavia, dati dell’Università di Jaén e della Cattedra AOVES indicano che un olivo centenario cattura circa 570 kg di CO₂ annualmente. Di conseguenza, i nuovi alberi previsti compenserebbero solo una minima parte dell’impatto ambientale derivante dalla trasformazione del paesaggio rurale.
“È paradossale parlare di decarbonizzazione e, contemporaneamente, distruggere alberi secolari, che rappresentano i più significativi serbatoi naturali di carbonio a nostra disposizione”, sottolinea Natalia Corbalán, portavoce nazionale di SOS Rural.
Impatto sociale: espropriazioni e perdita del tessuto produttivo
Oltre alle conseguenze climatiche, la sostituzione degli oliveti con infrastrutture solari solleva un serio problema socioeconomico. In comuni come Lopera, dove il 90% dei 3.500 abitanti dipende dall’olivicoltura, i quattro impianti previsti occuperanno 426 ettari, comportando la perdita di oltre 42.000 olivi. La piattaforma Campiña Norte denuncia che questi progetti sono stati dichiarati di pubblica utilità, consentendo al governo andaluso di procedere con espropriazioni. “Gli accordi sono tutt’altro che amichevoli. Molti proprietari terrieri si trovano a firmare contratti di locazione sotto la minaccia di perdere le proprie terre”, afferma Rafael Alcalá, portavoce della piattaforma.
La mancanza di trasparenza esacerba la situazione. “Le persone interessate vengono informate tramite i bandi comunali o la Gazzetta Ufficiale, una prassi che, pur essendo legale, non è né etica né sufficiente”, aggiunge Alcalá.
Rischio di spopolamento e perdita del patrimonio
I territori colpiti non perdono solo una fonte di reddito primaria, ma anche un prezioso patrimonio agricolo, culturale e ambientale. La zona ambisce da anni al riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità UNESCO per il suo paesaggio olivicolo secolare. La conversione di terreni agricoli in aree industriali rischia inoltre di accelerare lo spopolamento e l’abbandono delle zone rurali.
Mercoledì prossimo, le piattaforme rurali consegneranno a Siviglia oltre 20.000 firme raccolte in segno di protesta contro questa operazione, sollecitando una revisione approfondita del modello di transizione energetica adottato in Andalusia.