La tignola dell’olivo: ciclo biologico e strategie di controllo

Olivicoltura: tre sono i cicli generazionali di questo lepidottero. Ecco i più dannosi sotto il profilo economico
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Tra gli insetti che colpiscono l’olivo, la tignola dell’olivo (Prays oleae) – appartenente all’ordine dei lepidotteri e alla famiglia Yponomeutidae (non Pyralidae, come erroneamente riportato) – riveste un ruolo particolarmente importante. Nota anche come “olive moth” in inglese, questa specie completa tre cicli generazionali ogni anno: antofago (sui fiori), carpofago (sui frutti) e fillofago (sulle foglie).

L’adulto ha un’apertura alare compresa tra 13 e 14 mm. Le ali anteriori sono grigiastre, con riflessi argentei e macchie scure. Le femmine depongono uova di circa 0,5 x 0,4 mm, inizialmente bianche e poi scure. Dalle uova nascono le larve, lunghe fino a 8 mm, con corpo verde chiaro e dorso rosso-bruno attraversato da linee irregolari. Il protorace, anch’esso verde chiaro, presenta macchie rossastre. Lo stadio di pupa, lungo circa 6 mm, mostra colorazioni che variano dal giallo-bruno al marrone scuro.

Ciclo biologico

Larva di tignola

Le larve delle tre generazioni si sviluppano su parti diverse della pianta: la generazione antofaga depone le uova sui boccioli fiorali, e le larve si nutrono dei fiori; in tarda primavera compaiono gli adulti, che danno origine alla generazione carpofaga, le cui larve penetrano nel frutto e si cibano del seme; a fine estate, la terza generazione (fillofaga) si sviluppa dalle uova deposte sulle foglie, dove le larve scavano gallerie fogliari e svernano fino alla primavera seguente.

L’entità delle popolazioni varia sensibilmente in base a clima, pratiche agronomiche, varietà coltivata e presenza di nemici naturali. Temperature superiori ai 30°C e umidità relative inferiori al 50% riducono significativamente la sopravvivenza delle uova e delle giovani larve della generazione carpofaga.

Un complesso di circa 40 specie di parassitoidi, che attaccano prevalentemente larve e pupe della generazione antofaga, può causare una mortalità fino al 60%. Tra questi si distinguono: i parassitoidi delle uova del genere Trichogramma; e altri, come Ageniaspis fuscicollis e Chelonus eleaphilus, che colpiscono sia uova che larve.

Anche le uova della generazione carpofaga vengono predate da antocoridi, miridi e crisopidi, tra cui spicca Chrysoperla carnea. Recenti osservazioni segnalano inoltre la presenza significativa di formiche e acari predatori degli stadi giovanili del lepidottero.

I danni

L’infestazione da tignola

I danni economici maggiori sono causati dalle generazioni antofaga e carpofaga. Le varietà con elevata produzione fiorale e bassa allegagione sono in genere meno sensibili alla generazione antofaga.

In Italia, il danno è considerato economicamente rilevante se l’infestazione supera il 40% dei fiori nelle varietà da olio e il 10% in quelle da mensa. In Portogallo, la soglia è più bassa: 4-6% negli anni di alta produzione, e 8-11% in quelli a bassa resa, soprattutto per le varietà a frutto piccolo. Le cultivar da tavola con frutti grandi risultano più vulnerabili agli attacchi della generazione carpofaga.

Le abitudini alimentari degli adulti non sono ancora del tutto note, ma si ritiene che possano nutrirsi di nettare e melata. Uno studio condotto in Portogallo (Villa et al., 2017) ha identificato tra le fonti alimentari più favorevoli:
le melate di Saissetia oleae e Euphyllura olivina; fiori spontanei come Malva sylvestrisTrifolium repens, Conium maculatum. La melata di S. oleae e i fiori di M. sylvestris si sono dimostrati particolarmente benefici per la sopravvivenza e riproduzione dell’insetto.

I polifenoli svolgono un ruolo cruciale nella difesa delle piante contro parassiti e patogeni. Studi come quello di El Boustani et al. (1998) hanno evidenziato un aumento di flavoni e fenoli in risposta a infezioni da Verticillium dahliae. Foglie infette mostrano un accumulo di composti fenolici che potrebbe limitare la diffusione dell’infezione. Ilias F. (2017) ha rilevato che la presenza di rutina, un composto fenolico, è associata alla resistenza alla tignola verde dell’olivo.

Il controllo efficace della tignola richiede un monitoraggio accurato del volo degli adulti per determinare il momento ottimale per l’intervento. Secondo Caponero (2015), le soglie d’intervento sono:
– 10-15% di drupe colpite per le cultivar da olio;
– 2-3% per le cultivar da mensa.

I trattamenti devono essere effettuati dopo il picco del volo e prima dell’indurimento del nocciolo.
In agricoltura convenzionale si utilizzano insetticidi come cipermetrina, lambda-cialotrina, esfenvalerate e spinetoram. In alternativa, il Bacillus thuringiensis var. kurstaki rappresenta una valida opzione biologica contro le larve antofaghe, agendo per ingestione.

Nel biennio 2019–2020, sono stati condotti esperimenti in tre oliveti dell’Andalusia per valutare l’efficacia della confusione sessuale (Mating Disruption) nel controllo della tignola durante tutte le sue generazioni.
Sono stati confrontati l’infestazione dei frutti, le catture di maschi con trappole a feromoni e il numero di infiorescenze colpite, in parcelle trattate e non trattate. È stato inoltre testato l’impiego di uno o due erogatori aerosol/ha.

In entrambi gli anni, il numero medio di maschi catturati nelle trappole nei lotti con confusione sessuale è stato significativamente inferiore (>75%) rispetto ai controlli. Le riduzioni di frutti infestati sono state dell’80% in due oliveti, del 40% nel terzo.

L’installazione di due erogatori per ettaro ha ridotto i danni al di sotto del 20%, salvo in un caso, dove si è comunque osservata una riduzione del 71% nel 2019.

Nonostante la maggior parte dei confronti non abbia evidenziato differenze significative, tra uno e due erogatori per ettaro in termini di catture e frutti infestati, sono emerse differenze significative nel numero di infiorescenze colpite, suggerendo prestazioni comparabili tra le due densità (Ortiz A. et al., 2021).

www.thomasvatrano.com

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Tags: in evidenza, oliveto, olivicoltura, Tignola dell'olivo

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