La compartimentazione delle ferite e la carie dell’olivo

Come i microrganismi invadono l'albero e i possibili interventi
AIPO
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La teoria delle barriere, secondo il sistema dottrinale “CODIT”, definito anche modello di compartimentazione, è una scuola di pensiero sorta alla fine degli anni Settanta, guidata da Alex Shigo, fitopatologo americano.
Questa teoria, che molto probabilmente si avvicina alla realtà, parte dal principio che i microrganismi invadono un albero secondo una progressione ordinata, influenzata da numerosissimi fattori e, quando colonizzano una zona, tendono ad alterarla in modo che sia conveniente al loro sviluppo.
L’albero per isolare porzioni di legno e ostacolare l’avanzamento dei microrganismi patogeni, funghi, crea delle barriere, che possono essere meccaniche e chimiche,
Le barriere del sistema dottrinale “CODIT” prendono il nome di:
barriera 1 che è di tipo meccanico: contrasta l’avanzamento lungo i vasi conduttori;
barriera 2, è di tipo chimico: limita l’avanzamento in profondità, verso il centro della pianta;
barriera 3: limita l’avanzamento laterale, parallelamente agli anelli di accrescimento annuali originati dal cambio, crea condotti che trasportano sostanze (forse fitoalessine) dalla parte più esterna a quella più interna del legno;
barriera 4: protegge i nuovi tessuti dall’aggressore di patogeni, consentendo la formazione di legno integro, coincide con il tessuto de cambio.
La barriera 4 è la più importate: preserva i tessuti in formazione da quelli colonizzati dal fungo, così le nuove cerchie annuali manterranno la stabilità della parte aggredita dai microrganismi.
La capacità di un olivo di creare una o più barriere, dipende:
1. dalla sua caratteristica genetica;
2. della vitalità e integrità della pianta;
3. dal terreno dove cresce l’albero, laddove è importante che sia ben strutturato, irrigato, ricco di sostanza organica, di micro-macro elementi, necessari alla pianta per produrre tutte le sostanze necessarie alla difesa.
Mancando uno o più di queste capacità e possibilità la pianta d’olivo non sempre riesce a limitare l’avanzamento dei microrganismi.
Un esempio potrebbe essere rappresentato dalla carie dell’olivo, che colpisce soprattutto gli alberi più vecchi, che sono più suscettibili alle malattie. Le infezioni su oliveti giovani e ben curati sono viceversa inconsuete.
Gli olivi indeboliti dall’occhio di pavone, dalla rogna dell’olivo, dalla dasineusa delle foglie, dalle cocciniglie sono anche più inclini ad essere infettati E un esempio è dato proprio dalle carie dell’olivo, causata da un consorzio di funghi, considerati patogeni da ferita, perché penetrano principalmente attraverso tagli da potatura o lesioni di vario genere.
Il legno attaccato si riduce gradualmente ad una massa polverosa. In assenza o nel dubbio di tutti questi dati per attuare una corretta diagnostica, il tecnico che deve salvare la pianta ha a disposizione, come procedura di risanamento, un intervento di dentro-chirurgia, la slupatura nel caso, operazione con la quale si libera il tronco o altra parte dell’olivo danneggiato dalla lupa o carie.

Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli

 

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Tags: carie olivo, codit, compartimentazione, in evidenza

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