L’adulterazione di alimenti come l’olio d’oliva è un problema comune nell’industria alimentare. Attualmente la qualità dell’olio commestibile viene valutata utilizzando tecniche di analisi tradizionali che sono generalmente distruttive. Pertanto si sta cercando di trovare metodi alternativi con tecniche non distruttive, come gli ultrasuoni. Dall’Università dell’Estremadura, in Spagna, è stata sviluppata una tecnica che va in questa direzione per caratterizzare e individuare pratiche fraudolente nell’olio d’oliva.
Come spiega Antonio Jiménez, autore dello studio, “grazie all’ispezione ad ultrasuoni possiamo caratterizzare acusticamente l’olio. Per fare ciò valutiamo diversi parametri legati alla velocità, all’attenuazione e alla frequenza delle onde ultrasoniche”. Inoltre, aggiunge il ricercatore, “la novità principale di questo lavoro è lo studio della frequenza del suono propagato dall’olio. In questo modo possiamo sapere quali sono le frequenze che questo substrato ha il compito di rinforzare e quali invece hanno il compito di attenuare”.
I risultati, indica il ricercatore e professore dell’Università spagnola, hanno rivelato “l’idoneità di questa tecnica per classificare campioni di olio puro e adulterato”. Il professor Jiménez aggiunge che “l’unione di velocità, attenuazione e frequenza fornisce una serie di variabili ultrasoniche che caratterizzano perfettamente un campione di olio”.
Per effettuare lo studio sono stati utilizzati segnali ultrasonici pulsati con frequenza di 2,25 MHz, applicandoli a campioni di olio d’oliva puro. Inoltre sono stati misurati i valori di viscosità e densità.
Tutto ciò si traduce nell’idoneità dell’ispezione ad ultrasuoni non distruttiva come metodo alternativo alle tecniche tradizionali per la valutazione degli oli commestibili. Come aggiunge il docente universitario “l’ispezione ad ultrasuoni a bassa frequenza è una procedura che permette di ottenere risultati in tempo reale, non distruttivi e redditizi. A differenza delle tecniche tradizionali, che comportano, da un lato, la distruzione del prodotto e, dall’altro, generano rifiuti chimici che devono essere successivamente trattati. Inoltre, il tempo necessario per un’analisi distruttiva completa è elevato e comporta un costo economico, a cui si aggiunge l’elevato prezzo dei campioni di questo tipo di prodotti”.
Sfoglia gratuitamente l’Olivo News cliccando qui