Mosca dell’olivo: nuove strategie di controllo biologico

Olivicoltura: interessanti risultati dalla sperimentazione della lotta ad un batterio che aiuta il parassita a crescere e svilupparsi
AIPO
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A partire dalla fine di giugno-luglio, e per tutta la fase di invaiatura e maturazione delle olive fino alla raccolta, le femmine della Mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) depongono le uova all’interno della polpa delle drupe, preferibilmente su frutti già teneri e ben sviluppati.

Questo comportamento, però, può rallentare in caso di condizioni climatiche sfavorevoli, come temperature elevate, oltre i 31-32°C, e scarsità di precipitazioni, che rendono l’ambiente meno ospitale per l’insetto.

Le condizioni ideali per lo sviluppo dell’uovo e la sopravvivenza delle larve si verificano con temperature intorno ai 26-27°C e umidità relativa superiore al 60-70%.

In questo contesto, le uova si schiudono in pochi giorni, al contrario, temperature superiori ai 32-33°C, accompagnate da bassa umidità, compromettono la vitalità delle uova e delle larve, rallentandone o impedendone lo sviluppo.

Quando la temperatura all’interno degli oliveti supera i 31-32°C, anche l’attività riproduttiva delle femmine si riduce e tendono a evitare gli accoppiamenti e l’ovideposizione, limitando così la diffusione dell’infestazione.

Dopo la schiusa, la larva neonata inizia subito a nutrirsi della polpa dell’oliva, scavando gallerie che compromettono la qualità del frutto e dell’olio.

L’uovo della mosca misura circa 1 mm, è bianco e traslucido. La larva che ne esce attraversa tre stadi di sviluppo, a fine s’impupa all’interno dell’oliva, sotto la buccia. Solo nelle generazioni autunnali può fuoriuscire per impuparsi nel terreno.

In presenza di temperature miti, intorno ai 24°C, possono susseguirsi più generazioni fino a novembre, con cicli biologici che durano in media 21-25 giorni.

Una simbiosi fondamentale

Un aspetto della biologia della mosca dell’olivo è la sua simbiosi obbligata con il batterio Candidatus Erwinia dacicola, che si trova insediato nell’intestino medio dell’insetto. Gli adulti della mosca dell’olivo si nutrono principalmente di esudati vegetali, melata e sostanze azotate presenti su foglie e su frutti, così, la loro dieta è spesso povera di azoto assimilabile, un elemento essenziale per la sintesi proteica e la riproduzione.

Qui entra in gioco Candidatus Erwinia dacicola, che aiuta la mosca a metabolizzare l’urea e altri composti azotati, rendendoli disponibili per il suo organismo. Questo consente agli adulti di sopravvivere e riprodursi anche in condizioni di scarsità di nutrienti.

In pratica, la simbiosi con il Candidatus Erwinia dacicola  permette alla mosca di sfruttare fonti alimentari che, senza il supporto del batterio, sarebbero insufficienti per il suo sviluppo e la sua fecondità.

Questo batterio è trasmesso dalla madre alla prole tramite le uova ed è essenziale anche per la sopravvivenza e lo sviluppo delle larve, in quanto le aiuta a digerire i composti azotati presenti nella polpa delle olive, che sarebbero poco assimilabili senza il suo intervento.

Studi scientifici hanno dimostrato che gli adulti, privati di questo batterio simbionte, hanno una minore fecondità e una ridotta longevità, probabilmente perché il batterio contribuisce anche alla sintesi di composti essenziali per la riproduzione e la resistenza agli stress ambientali.

Recentemente, sono state identificate due nuove varianti genetiche di Candidatus Erwinia dacicola in popolazioni mediterranee, suggerendo che la diversità genetica del batterio possa variare in base all’area geografica.

Questa scoperta apre nuove prospettive per realizzare strategie di controllo biologico mirato, poiché popolazioni diverse della mosca potrebbero rispondere in modo differente a interventi basati sull’interruzione della simbiosi.

Una linea di ricerca molto promettente riguarda, infatti, il cosiddetto “controllo simbiotico”, dove si studiano metodi per eliminare o indebolire questo batterio, rendendo prima di tutto le larve incapaci di nutrirsi correttamente.

Il risultato sarebbe un calo significativo del numero di mosche adulte, in quanto le larve non riuscirebbero a crescere e completare il loro ciclo vitale.

Altri batteri coinvolti

Un altro batterio di interesse è Pseudomonas putida, presente sulla superficie delle foglie dell’olivo. Le mosche adulte, attratte dalle sostanze volatili che esso emana, si dirigono verso le foglie per alimentarsi. Questo meccanismo potrebbe essere sfruttato per sviluppare trappole “attract and kill”, basate su esche batteriche capaci di richiamare e neutralizzare gli insetti in modo ecocompatibile.

Tecniche di difesa

Le nuove conoscenze sulla simbiosi tra la mosca dell’olivo e i suoi batteri aprono così nuove strade a nuove strategie di difesa e, sebbene molte di queste tecniche siano ancora in fase sperimentale, i risultati preliminari sono incoraggianti e potrebbero rappresentare una rivoluzione nella gestione integrata della mosca.

Direttore AIPO 

Associazione Interregionale

Produttori Olivicoli

 

 

 

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Tags: in evidenza, Mosca dell'olivo, Olive, olivicoltura

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