Importante scoperta archeologica di un complesso rurale di epoca romana legato alla produzione di olio a Hornachuelos, comune in provincia di Cordoba. Gli scavi hanno portato alla luce i resti di un complesso artigianale che potrebbe essere un proto-frantoio – un impianto primitivo per la produzione di olio – databile tra il 25 a.C. e il 20 d.C..
I lavori sono diretti da Iván González Tobar, dottore di ricerca in archeologia, che ha individuato l’importanza del sito nel 2016 nell’ambito di un progetto internazionale, ma che solo ora, grazie al supporto di un pool di soggetti, ha potuto coordinare scavi più approfonditi.
Le strutture individuate, che occupano più di 400 metri quadrati, presentano moduli ripetitivi, il che indica che non si tratta di un’abitazione, bensì di una struttura rurale dedicata alla produzione agricola. I resti rinvenuti, come macine, anfore legate alla vicina ceramica romana di Fuente de los Peces e possibili bacini di sedimentazione, indicano un’attività incentrata sulla produzione di olio d’oliva. Questa scoperta fa parte del primo boom olivicolo nella provincia della Betica, che rese la zona un importante snodo per le esportazioni dell’impero romano.
“Sebbene non possiamo confermare con certezza che si trattasse di un frantoio, le prove sono coerenti con altre strutture simili di epoca romana”, ha chiarito l’archeologo, evidenziando anche la difficoltà di interpretazione dovuta allo stato di conservazione: “I muri sono quasi a livello del suolo, costruiti con massi, e non rimangono quasi tegole o pavimentazione dura”.
Il direttore degli scavi ha sottolineato l’importanza di questi tipi di insediamenti rurali. “Sebbene le loro dimensioni siano modeste rispetto alle ville romane, questi siti ci raccontano la vita quotidiana della gente comune che ha partecipato alla trasformazione agricola ed economica della regione. Sono essenziali per comprendere lo sviluppo della Betica come potenza olivicola”, ha sottolineato.
Secondo il Consiglio comunale di Hornachuelos, questo è un sito unico, non solo per la sua cronologia, ma anche per la sua posizione strategica in un’area chiave per la produzione e l’esportazione di olio d’oliva in anfore verso Roma, Ostia e altre province dell’Impero. Negli ultimi anni, sono state documentate in quest’area più di cento ceramiche dedicate alla produzione di anfore olearie, a testimonianza della sua importanza economica durante l’Alto Impero.
“Inizialmente abbiamo considerato questa nascita come un’ipotesi di lavoro”, ha spiegato l’archeologo responsabile del progetto, che ha osservato che nel 2019 è stato scavato un laboratorio di ceramica nelle vicinanze, da cui sono emerse anfore poi rinvenute in Germania, Paesi Bassi e Italia. “La coincidenza cronologica e la vicinanza ci hanno portato a sospettare che qui dovesse esistere un centro di produzione di olio”, ha aggiunto.
Attualmente, l’insediamento non è stato collegato in modo univoco a una specifica città romana, anche se si stanno prendendo in considerazione diverse ipotesi nella zona.