In uno scenario macroeconomico condizionato dalla crisi energetica e climatica, la Dop economy italiana mostra ancora una volta un quadro positivo contrassegnato da valori record. Il settore delle DOP e IGP, rivela il XXI Rapporto ISMEA-Qualivita, vola oltre la soglia dei 20 miliardi di euro di valore alla produzione nel 2022 (+6,4% su base annua) assicurando un contributo del 20% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano. All’interno del settore, il comparto cibo sfiora i 9 miliardi di euro (+9%) mentre quello vitivinicolo supera gli 11 miliardi di euro (+5%). risultati importanti, seppure in parte condizionati dalla spinta inflattiva, che testimoniano la grande solidità della Dop economy nazionale: un sistema organizzato, che conta 296 Consorzi di tutela autorizzati dal Ministero dell’agricoltura e oltre 195.000 imprese delle filiere cibo e vino, con un numero di rapporti di lavoro stimati per la prima volta a 580mila unità nella fase agricola e a 310mila nella fase di trasformazione.
Così il Direttore Generale ISMEA Maria Chiara Zaganelli: “I 20 mld di valore all’origine sono distribuiti su tutto il territorio nazionale, per il secondo anno consecutivo in crescita su 18 regioni su 20. Il 100% delle province sono coinvolte nel circuito delle Dop economy, espressione del valore di filiere non delocalizzazioni, che rappresentano un patrimonio collettivo diffuso. Incrociando i dati Ig con un altro osservatorio che come Ismea curiamo, rileviamo come il 32% delle 25 mila aziende agrituristiche Italiane e’ inserito dal circuito delle IG, a dimostrazione che la presenza di un marchio comunitario è un elemento di valorizzazione economica del territorio, anche nelle zone montane e collinari interne più fragili e a rischio spopolamento. Per la prima volta in questa 21ma edizione del rapporto abbiamo poi stimato l’impatto sull’occupazione delle filiere IG. Sono 890 mila i contratti di lavoro che complessivamente girano attorno a questo settore, tra la fase agricola e la fase di trasformazione. Si tratta di una prima elaborazione resa possibile incrociando diverse banche dati anche fuori dall’istituto, che fa apprezzare come la Dop economy non sviluppi soltanto un valore economico ma, ancora di più, grazie al forte legame con il territorio, un valore sociale”.
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