Sappiamo bene – e ne abbiamo puntuale esperienza diretta nel corso degli anni – che una bella fioritura non significa automaticamente una grande campagna olearia. Troppi fattori incideranno da qui ad ottobre sugli oliveti per poter esprimere stime sufficientemente attendibili, fattori sia di carattere climatico che legati ad attacchi parassitari o fungini. Ed è una premessa d’obbligo per affrontare il tema delle previsioni della prossima campagna olearia che già oggi vengono azzardate.
Cautele espresse anche da Adriano Caramia, agente di commercio e broker italiano, in occasione di un incontro promosso dall’Associazione Granaria di Milano, dove ha illustrato quelle che – stando alla situazione attuale – potrebbero essere le previsioni della prossima campagna olearia nei principali paesi produttori di olio. L’intero corposo intervento è stato pubblicato da Olio Officina. Noi ne estrapoliamo una sintesi.
SPAGNA – Le buone precipitazioni nella parte finale dell’inverno hanno permesso agli invasi del Guadalquivir – il fiume che attraversa l’Andalusia – di registrare un notevole incremento del volume raccolto di acque. L’ottima fioritura, in gran parte dell’Andalusia dopo due anni di scarica e la conseguente buona allegagione grazie al tempo clemente – pur essendo molto presto per fare dei vaticini – lascia pensare ad un ottimo raccolto, ma non eccezionale perché, a causa delle poche piogge autunnali, non vi è stato un sufficiente accrescimento dei rami sui quali germogliano i nuovi fiori.
Si dovrebbe facilmente oltrepassare il muro del milione di tonnellate; i più ottimisti sperano di giungere prossimi a 1.500.000, ma occorrerà completare il processo di allegagione e augurarsi che l’estate non sviluppi temperature molto alte e che ogni tanto vi sia qualche precipitazione, specie durante il processo di inoliazione.
PORTOGALLO – L’altro paese della penisola iberica presenta anch’esso una buona campagna, che dovrebbe superare la precedente che è stata di 150.000 tonnellate. Il fatto che molti oliveti siano irrigui lenisce il carattere dell’alternanza delle produzioni.
TUNISIA – Qui la situazione è un poco più complessa. Il paese nordafricano sta impiantando moltissimi nuovi oliveti (oggi sono 1,9 milioni gli ettari destinati ad olivo, con 90 milioni di piante). La situazione appare buona, pur senza una carica eccezionale. Si parla di qualcosa tra 300 e 350.000 tonnellate, secondo l’andamento climatico dell’estate, ma secondo Caramia sarà inferiore alle 300 mila.
GRECIA – Dopo un’annata che ha prodotto 155 mila tonnellate a fronte di una media che oscilla tra le 250 e le 300 mila tonnellate, quest’anno le piante sono pronte ad un’annata molto buona.
TURCHIA – Ancora nel dubbio se riaprire o meno le esportazioni alla rinfusa vietate dall’inizio dell’estate scorso, la Turchia ha già buone scorte (130 mila tonnellate probabilmente) e anch’essa si appresta a ottenere quantitativi elevati: non è impossibile che superi le 300.000 tonnellate. Questo paese, come e più della Tunisia, sta attuando un programma di accrescimento del proprio patrimonio olivicolo che lo porterà ad essere uno dei maggiori produttori di olio nel futuro. Nei primi anni Novanta la media produttiva era inferiore a 100.000 tonnellate; nel 2022/23 ha contribuito con 380.000 tonnellate.
MAROCCO – Probabile una produzione non all’altezza del potenziale produttivo del paese, con previsioni che si attestano intorno alle 80 mila tonnellate.