Se la Spagna piange con una nuova campagna destinata a mantenersi al di sotto del 50% del proprio potenziale, dall’altra parte dell’Europa, in Turchia, diventata lo scorso anno seconda produttrice mondiale di olio di oliva, non si ride. Dopo la resa record della campagna 2022/2023, pari a circa 420 mila tonnellate, le previsioni per la prossima campagna sono tutt’altro che rosee. I produttori delle regioni maggiormente vocate all’olivicoltura hanno infatti sottolineato a Olive Oil Times che il clima freddo e piovoso in primavera ha danneggiato gli olivi mentre fiorivano, lasciandone molti sterili. Senza contare che i devastanti terremoti che hanno scosso la Turchia orientale a febbraio hanno danneggiato ettari etari di oliveti, oltre a numerosi frantoi nella regione.
Yusuf Ozpinar, socio amministratore di una delle aziende più importanti in Turchia – la Zetmar Food and International Trading Company – ha dichiarato che prevede di produrre il 60% in meno di olio d’oliva dai suoi oliveti posti nel sud-ovest del Paese. “C’è stato un cambiamento significativo nei tempi della stagione primaverile” ha spiegato. “Abbiamo avuto un inverno più lungo quest’anno. Durante il periodo di fioritura, la temperatura dell’aria è stata più bassa del solito e abbiamo avuto molti giorni di pioggia, che hanno influito negativamente sull’allegagione dei frutti. Non l’abbiamo ancora visto, ma troppa pioggia in primavera può causare anche malattie fungine”.
Dando una visione più ampia della situazione, Mustafa Tan, presidente del National Olive and Olive Oil Council, ha affermato che la produzione probabilmente diminuirà, ma che è ancora troppo presto per prevedere quanto olio d’oliva sarà prodotto nel 2023/24. Il Council pubblicherà la stima ufficiale del raccolto a settembre.
Nella sua stima preliminare di maggio, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, che fotografa le ha previsto che la produzione scenderebbe a 280 mila tonnellate nella prossima campagna, anche in considerazione dell’annata di scarica prevista. Un valore che, se confermato, sarebbe comunque superiore rispetto alle 246 mila tonnellate di media degli ultimi 5 anni.