Temperature in discesa in questa seconda settimana di gennaio, con termometro prossimo agli zero gradi di notte in alcuni areali del centro-nord e freddo pungente anche durante le ore di luce della giornata. Situazione questa che favorisce negli oliveti il gelicidio, vale a dire quell’attività che svolge la pioggia quando si ferma per lungo tempo sui rami e rametti degli alberi e gela. In tali casi, il freddo penetra nei tessuti della pianta, magari quelli appena sotto l’epidermide, con il rischio di provocare dei danni se tali temperature basse si protraggono nel tempo.
“I danni dal gelo anche limitati – ricorda il direttore dell’Associazione Interregionale Produttori Olivicoli, Enzo Gambin (nella foto) – creano ferite nelle foglie, così come nei rametti, e possono essere veicoli di infezione di rogna dell’olivo. Anche se siamo in periodo invernale, questo batterio penetra all’interno ed è capace di andare ad infettare i tessuti. Perciò, se ci accorgiamo che nelle nostre piante il freddo o il gelo creano microferite o addirittura delle ferite ben visibili, è meglio tornare in oliveto ed eseguire, senza aspettare la ripresa vegetativa, un intervento fitosanitario con dei prodotti rameici in modo da disinfettare queste lesioni, considerato che il rame ha una azione battericida”.
La rogna dell’olivo, come noto, può portare ad una perdita di produzione e anche un’eventuale disseccamento della parte colpita. Come riconoscerla? Non è difficile: la parte attaccata è infatti ben visibile poiché sulla stessa si formano diversi tumori globosi, dunque delle vere e proprie protuberanze che hanno una superficie rugosa e a volte sono anche caratterizzati da piccole aperture. Ovviamente la dimensione delle escrescenze tumorali cambia in base a quanto e quando la malattia si è diffusa.
“Da considerare anche – conclude Gambin – che sono possibili della piccole fitotossicità a causa delle basse temperature. Perciò se andiamo ad eseguire questo intervento fitosanitario, è bene che sia effettuato durante le ore più calde della giornata”.
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