Ampliare le miniere di carbone rimuovendo gli ulivi presenti o chiudere le miniere e potenziare l’olivicoltura? È il dilemma che avvolge la Turchia dove da una parte un nuovo regolamento consente alle società minerarie di rimuovere le piante se ciò consente un accesso più facile ai giacimenti di carbone sotterranei, dall’altra un rapporto focalizzato sul distretto di Milas, principale bacino olivicolo, evidenzia come l’espansione del settore dell’olio di oliva garantisce più occupazione, reddito e sviluppo.
Sullo sfondo le azioni del Paese per rafforzare la sicurezza energetica alla luce della guerra in Ucraina e le grandi riserve di carbone da sfruttare. Un ‘azione del Governo che non vede d’accordo le associazioni ambientaliste e la comunità di Milas secondo le quali destinare all’olivicoltura le risorse di un solo anno tra quelle previste per le due miniere di carbone presenti nel territorio consentirebbe di poter lavorare tutte le 100 mila tonnellate di olive prodotte nella regione, creando 685 posti di lavoro in più ed aumentando il reddito dei produttori locali. Senza contare i benefici effetti per l’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici.
Per approfondimenti Olive Oil Times