I danni della Cimice asiatica nella pianta d’olivo e sulle olive

Non esiste una strategia di difesa, importante il monitoraggio
AIPO
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Da parte di associati è stato chiesto un approfondimento sui danni che potrebbe provocare la Cimice asiatica sulle olive. La Cimice asiatica è un insetto infestante, è altamente polifago e negli oliveti causa danni già dal mese di maggio, in quanto per nutrirsi perfora i tessuti delle foglie, essendo dotato di un apparato boccale pungente succhiante molto specializzato.

Il rostro della Cimice asiatica è in grado di forare tessuti anche molto resistenti e durante l’attività di suzione della linfa l’insetto emette saliva attraverso un canale formato da stiletti boccali. Questo liquido salivare è ricco di enzimi, che sono in grado di disfare i tessuti vegetali e di renderli predigeriti per l’insetto. La saliva, una volta a contatto con le cellule vegetali, crea una loro reazione che le deforma e, nella polpa, forma dei noduli duri chiamati litiasi.

Nel periodo da giugno ad agosto le femmine depongono da 50 a 150 uova a gruppi sul lato inferiore della foglia. Appena nate, le neanidi si presentano di colore giallo arancio e nero. Prima di diventare insetto adulto queste larve attraversano cinque stadi di sviluppo e in ognuna di queste fasi si nutrono a danno della pianta d’olivo.

Gli attacchi più importanti si concentrano nel periodo autunnale, in quando l’insetto trova con difficoltà altre fonti di nutrimento, come uve, pere, mele. Così le olive diventano un attraente alimento.

I danni della Cimice asiatica su olive iniziano subito dopo la loro allegagione, perché le micro-ferite inferte dalle punture di suzione sono una delle importanti cause di cascola precoce, o cascola verde. In caso di attacchi, l’oliva, ancora piccola, riduce la sua capacità di rimanere attaccata al ramo e, già con leggere scosse, cade. Inoltre le lesioni sono un punto d’entrata d’infezioni fungine e batteriche.

La presenza di litiasi all’interno della polpa diminuisce, anche se limitatamente, la superficie in grado di produrre grassi (da considerare pertanto anche questo come perdita di produzione).

Quello che impensierisce di più è la qualità, perché, nel caso d’infestazioni importanti, si ottengono oli più dolci, con sentori meno evidenti dei fruttati e diminuzione delle sostanze antiossidanti, come i fenoli. La concentrazione totale dei composti fenolici è strettamente correlata alla vita dell’olio stesso e una loro diminuzione comporta, di conseguenza, un aumento dei perossidi e dell’acidità dell’olio.

Ad oggi non esiste una vera e propria strategia di difesa in grado di porre al sicuro le produzioni. L’impiego d’insetticidi a volte non danno i risultati sperati perché l’apparato boccale della Cimice entra in profondità, così alcuni prodotti insetticidi sono inefficaci. Va invece attuato un attento monitoraggio utilizzando trappole a feromone, da installare ai bordi dell’oliveto, per rilevare la presenza di Cimici nell’area: nel momento della loro evidenziazione si deve quantificare il livello di infestazione mediante la tecnica dello scuotimento.

È da considerare come interventi contro le tignole dell’olivo o la mosca dell’olivo, utilizzando come ad esempio l’Acetamiprid, possano influire sulle popolazioni di Cimice asiatica. In questi casi si dovrà far ricorso ad attenti monitoraggi per determinare i tempi di applicazione.

È interessante anche sapere che alcuni concimi contenenti rame, citrato di magnesio e zinco potrebbero influire negativamente sul batterio endosimbionti della Cimice asiatica, il Pantoea carbekii. Questo batterio favorisce nei giovani nati – le neanidi – l’attività digestiva ed è loro trasmesso dalla cimice femmina nel momento in cui depone le uova, perché vi posa sopra anche delle secrezioni. Le neanidi neonate si nutrono nelle prime ore successive alla schiusa di questo prodotto, introducono il batterio nel loro intestino e questo svolge ruoli indispensabili per la vita dell’ospite, principalmente legati al rifornimento o al metabolismo di nutrienti essenziali.

L’effetto di questi concimi sarebbe indirizzato a ridurre la presenza batterica intestinale delle neanidi, causandone la loro morte o compromettendo la loro sopravvivenza.

Le applicazioni mirate di questi concimi con attività antimicrobica sulle uova potrebbero quindi essere una strategia di contrasto, andando a colpire direttamente le neanidi. Da considerare che sono ancora in corso valutazione dell’efficacia di queste applicazioni, oltre a definire le dosi, i tempi, il numero di applicazioni, in considerazione dei momenti di ovideposizione, che sono compresi tra giugno e settembre.

Direttore AIPO
Associazione Interregionale
Produttori Olivicoli

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Tags: cimice asiatica, in evidenza

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