Con quasi 109 mila tonnellate di olio extravergine in giacenza a fine luglio nelle cisterne dei confezionatori italiani, definitivamente archiviato il timore di arrivare alla nuova campagna senza scorte. Oltre 67 mila tonnellate sono di extravergine italiano (addirittura il 10,7% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), 35 mila comunitario e la parte residuale extra Ue. Sono questi i dati ufficiali pubblicati dal Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari redatto sulla base dei dati contenuti nei registri telematici dell’olio (RTO), che al 31 luglio 2024 risultano pari a 20.694.
Si arriva tranquillamente a novembre
Numeri certamente non elevati (vi erano 50 mila tonnellate in più in giacenza nello stesso periodo dello scorso anno grazie alle maggiori forniture estere), ma che fotografano un mercato dove le vendite si attestano attorno alle 20/23 mila tonnellate mensili e dunque capaci di superare tranquillamente i mesi di agosto, settembre ed ottobre.
Anche perché, non va dimenticato nella logica di un mercato che utilizza anche olio di oliva di classificazione minore, che sono disponibili ulteriori 42 mila tonnellate tra vergine, lampante, raffinato e sansa di olive.
Dove si trova l’olio
È la Puglia a detenere il maggior quantitativo di olio: 50 mila tonnellate, praticamente un terzo del totale, seguita dalle altre regioni dove risiedono le grandi aziende confezionatrici dell’industria olearia, vale a dire la Toscana (30 mila tonnellate) e l’Umbria (17 mila) insieme alla Calabria (17 mila).
Pari a 21 mila tonnellate l’olio biologico, ma quantitativi significativi solo per Puglia (7.200 tonnellate), Toscana (4.100), Calabria (3.000), Sicilia (2.200) e Umbria (1.400).
Di oli di oliva certificati ne restano ancora 10 milioni di litri, il 40% della Dop Terra di Bari e un altro 22% equamente distribuito tra Igp Sicilia (1,2 milioni di litri) e Val di Mazara Dop (1 milione). Non arriva a 400 mila litri l’Igp Toscano.
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