L’irrigazione in deficit controllato è una modalità di gestione dell’acqua per cui non vengono completamente soddisfatti i fabbisogni idrici dell’albero durante la stagione di crescita. Essa trae origine dal fatto che l’olivo si adatta bene a diverse condizioni di disponibilità idrica e che i processi alla base dello sviluppo dei vari organi non sono influenzati alla stessa maniera dalla carenza idrica. Inoltre, è possibile agire selettivamente sullo sviluppo dei diversi tessuti del frutto attraverso il dosaggio dell’acqua.
Le principali strategie di deficit consistono nel:
– limitare la distribuzione dell’acqua in alcuni periodi fino ad un certo livello di deficit idrico. Di solito la fase dell’indurimento dell’endocarpo fino a quasi la fine dell’estate è la più utilizzata come periodo di restrizione o interruzione dell’offerta idrica;
– ridurre di una percentuale prefissata la quantità di acqua per tutta la stagione irrigua, lasciando che il deficit aumenti gradualmente nel corso della stagione irrigua;
– mantenere il livello di deficit costante;
– alternare periodi di deficit e restituzione di acqua in modo da esporre gli alberi a cicli di stress e recupero. In tutti questi casi gli alberi utilizzeranno la riserva idrica disponibile del suolo almeno parzialmente per sopperire alle proprie esigenze. È importante evitare che il deficit diventi eccessivo o troppo prolungato perché ciò potrebbe influire non solo sullo sviluppo del frutto e sull’accumulo di olio, ma anche sul ripristino della riserva del suolo.
Il vantaggio principale dell’irrigazione in deficit in olivicoltura è dato dal risparmio di acqua. Prove sperimentali condotte in varie zone italiane mostrano che il quantitativo di acqua che è necessario somministrare, per non avere effetti negativi sulla quantità e qualità della produzione, si attesta su base stagionale dal 40 al 70% del completo fabbisogno dell’olivo. Con tali livelli di restituzione idrica la quantità di olio ad albero e ad ettaro è inferiore di meno del 20% rispetto ad alberi pienamente irrigati, una riduzione accettabile della produzione in buona parte compensata dagli effetti positivi sulla qualità del prodotto. Si è anche recentemente visto che un certo grado di stress idrico in fase precoce di sviluppo del frutto stimola l’accumulo dei composti fenolici nel frutto e nell’olio alla raccolta.
La riduzione dei volumi idrici determina anche dei benefici dal punto di vista dell’equilibrio vegeto-riproduttivo dell’albero. Con l’irrigazione in deficit si ha un miglior controllo della crescita vegetativa della chioma ed un più equilibrato sviluppo dell’apparato radicale, che tende ad approfondirsi ed espandersi lateralmente. Un apparato radicale esteso offre vantaggi sia dal punto di vista dell’assorbimento degli elementi minerali e dell’acqua che in termini di ancoraggio dell’albero. Tuttavia, durante la fase di allevamento, l’utilizzo di strategie in deficit di produce una riduzione di crescita proporzionale alla minore disponibilità idrica rispetto alle piante pienamente irrigate per cui è consigliabile solo in casi particolari.
Indipendentemente dai volumi e dai periodi di restrizione, l’adozione dell’irrigazione in deficit controllato richiede che:
a) l’uniformità di distribuzione dell’acqua sia elevata;
b) l’operatore abbia notevole sensibilità nell’interpretare lo stato idrico dell’albero, in quanto è più probabile che l’albero soffra in annate siccitose o che esaurisca la riserva di acqua nel suolo;
c) l’operatore comprenda i principi della strategia in deficit e che sia in grado di agire tempestivamente per adeguare eventualmente la tecnica colturale;
d) che si valuti periodicamente lo stato idrico dell’albero anche attraverso il monitoraggio del potenziale del suolo o di bio-indicatori.
(Tratto da: Collana divulgativa Accademia Nazionale dell’Olivo e dell’Olio – Vol.9, Irrigazione: R.Gucci, T.Caruso, G.Palai)
Sfoglia gratuitamente l’Olivo News cliccando qui