Un giro su Facebook e si scopre velocemente come il settore olivicolo-oleario sia particolarmente social. Si trovano, infatti, decine e decine di gruppi legati in un modo o nell’altro all’olivo, ai processi di lavorazione in campo o in frantoio, all’olio extravergine di oliva, al mercato del prodotto o anche dei suoi attrezzi e macchinari. Segno evidente di un settore dove i tanti soggetti hanno piacere di condividere esperienze, metodologie, azioni, interventi, pensieri e tutto quello che il mondo social è in grado di offrire.
L’Olivo News, che per definizione e scelta editoriale si occupa di tutto quello che l’olivicoltura esprime, non poteva rimanere indifferente attorno a questo fenomeno. E per cominciare ad indagarlo, capirne funzionamento ma anche orientamenti e curiosità, non poteva che rivolgersi al gruppo che detiene oggi il maggior numero di iscritti: Olivicoltura Italiana, che viaggia con oltre 57 mila followers, un vero record.
Marco Leo (nella foto), una carriera in Aeronautica fino alla meritata pensione condivisa con la passione dell’olivo, è l’amministratore del gruppo. Con lui, dunque, proviamo ad entrare in questa realtà social-olivicola.
Una prima domanda più che scontata: come nasce Olivicoltura Italiana?
“Nasce quasi per gioco tra un gruppo di amici di Villacidro, cittadina a 50 chilometri da Cagliari, oggi confinato nella nuova provincia Sud Sardegna. Insieme a Maurizio Pero, suo fratello Antonio, Nicola Solinas, Luciano Muscas, Claudio Ciotti e Giovanni Nurchis, con i quali ci scambiavamo pensieri e consigli sull’olivicoltura, ci siamo detti di ampliare questa condivisione creando un gruppo social dove ospitare altri esperti e professionisti del settore. Era il 2014 e mai avremmo pensato di arrivare a questi livelli”.
Come spiegare dunque il successo di questo gruppo?
“Vado a ricostruire l’ascesa di adesioni per provare a spiegare il tutto. Olivicoltura Italiana è andata aumentando giorno dopo giorno fino ad arrivare a circa 20 mila followers nei primi 4/5 anni, Poi, non so se per coincidenza o per altro, con l’esplosione della Xylella in Puglia ha avuto una battuta d’arresto. Me lo spiego con la diffidenza che poteva esserci allora attorno sia alla Xylella che a gruppi dove ciascuno dava la sua interpretazione su questo fenomeno, nel contrasto tra scienziati e negazionisti. Passata l’ondata emotiva, Olivicoltura Italiana è continuata a crescere progressivamente fino a superare oggi la soglia dei 57 mila iscritti. Un numero impressionante, trainato anche da iscritti stranieri, in particolare della Tunisia e della Grecia. Dunque, come me lo spiego? Certamente due sono gli aspetti da evidenziare”.
Cominciamo con il primo!
“Eravamo partiti cercando di circoscrivere il gruppo ad esperti e professionisti del settore. Come scritto nella nostra presentazione l’idea della creazione del gruppo nasce per condividere esperienze e consigli sull’olivicoltura in una ottica di collaborazione reciproca. Poi ci siamo resi conto che la fame di conoscenza era tanta, soprattutto per chi l’olivicoltura la vive come un secondo lavoro, l’hobbista della domenica tanto per intenderci, che pure contribuisce, con il suo piccolo oliveto, ad alimentare lo straordinario patrimonio olivicolo nazionale. E dunque abbiamo accolto volentieri quanti chiedevano di iscriversi non per diffondere le loro conoscenze, ma perché avevano proprio fame di conoscenza relativamente all’aspetto tecnico-colturale, qualitativo, normativo, commerciale e promozionale. Mi piace ricordare, in questo contesto, che la nostra attività di divulgazione si è spostata anche in campo, organizzando tre campionati di potatura, coinvolgendo sempre i ragazzi della scuola agraria di Villacidro, e svariati corsi di potatura e degustazioni”.
Veniamo al secondo aspetto!
“Aver scelto di impostare questo gruppo con un modo di fare educato, gentile, rispettoso di tutti. In Olivicoltura Italiana non trovi mai chi offenda l’altro, chi utilizza un linguaggio volgare, chi non è rispettoso del senso di comunità che abbiamo voluto perseguire. Bloccando anche le “incursioni” pubblicitarie, siamo riusciti a mantenere la nostra identità ed il nostro intento”.
Qualche aneddoto?
“Sorrido quanto postano foto di un olivo appena potato chiedendo un commento, per poi magare scoprire che è l’albero del vicino. Ma in generale è interessante riscontrare le domande che vengono poste e le numerose risposte fornite”.
Ci fa qualche esempio?
“Dalle varietà che più si adattano ad un determinato territorio o per avere una migliore produzione, ai processi agronomici e dunque le migliori concimazioni, le potature, gli interventi fitosanitari, i sistemi di raccolta. Molti continuano ad avere curiosità se sia meglio l’olio filtrato o non filtrato, un dilemma che torna all’inizio di ogni campagna olearia”
La scontata domanda iniziale l’abbiamo fatta noi, scelga dunque lei l’originale conclusione di questa intervista!
“Ne approfitto innanzitutto per salutare tutti gli iscritti e confermare il nostro impegno ad alimentare questa pagina controllando che tutti i post proposti siano rispettosi delle regole che ci siamo posti. Chiedo scusa a chi non vedrà pubblicato il suo post, evidentemente perché non è coerente con il nostro metodo. Non nascondo che sta diventando molto impegnativa la gestione, ma Olivicoltura Italiana è una creatura a cui tutti i fondatori sono particolarmente legati e dunque continuerà ad essere quel punto di riferimento scelto dagli amanti di questo settore, per proporre sempre nuove idee, per ospitare nuovi suggerimenti, per accogliere nuovi consigli, per favorire insomma quel confronto costruttivo e propositivo che è alla base del successo di questo nostro bellissimo gruppo”.
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