Fondi all’olivicultura? Sì, ma distinguendo tra produzione e paesaggio

Si va verso criteri di sostegno diversi tra chi produce olio di oliva e chi tutela l'ambiente
Economia
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Ha destato interesse l’annuncio del sottosegretario del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e Forestale Patrizio La Pietra all’incontro promosso da Confagricoltura sul futuro dell’olio italiano. E cioè che tra le linee guida preparative del tavolo olivicolo nazionale che coinvolgerà tutti i protagonisti della filiera, sarà ben definita la distinzione tra olivicoltura di produzione e olivicoltura di paesaggio.

Patrizio La Pietra

La prima sarà sostenuta dal Ministero dell’Agricoltura con risorse che punteranno principalmente alla realizzazione di nuovi impianti, meglio se intensivi e con cultivar italiane, dove la meccanizzazione spinta possa abbattere significativamente i costi, con sistemi irrigui adeguati. La seconda dovrà necessariamente vedere coinvolti, con propri impegni economici,  il Ministero dell’Ambiente e anche quello del Turismo, perché è una olivicoltura posta in collina o in zone marginali dove i costi di produzione sono elevati e la gestione anche – fatto che ne spiega il crescente abbandono – mentre aspetti prevalenti sono il valore paesaggistico e la tutela idrogeologica.

Ci sarà anche un altro Ministero chiamato a partecipare ed è quello della Salute. E ovviamente sarà appannaggio dell’olivicoltura di produzione, considerata la forte valenza degli aspetti salutistici dell’olio di oliva. Dovrà sostenere la promozione, spiegando ai consumatori l’importanza di questo alimento non a casa punto di riferimento della dieta mediterranea.

Walter Placida

Giungere a differenziare le due tipologie di olivicoltura lo ha sottolineato anche Walter Placida, presidente della sezione olivicola di Confagricoltura: “Serve una ristrutturazione del settore. Perché abbiamo sempre pensato all’olio di oliva italiano differente da tutti gli altri perché più forte e più bello. Ma più forte non lo è più, visto il costante calo produttivo; e più bello neppure, perché anche altro si sta facendo l’alta qualità. Abbiamo due elementi di forza: la biodiversità e il brand Made in Italy. Ma dobbiamo fare una distinzione netta tra olivicoltura id produzione e olivicoltura paesaggistica. La prima va potenziata, industrializzandone i processi così da aumentare la produzione; la seconda è un’altra cosa, si pone altri obiettivi, a partire dalla qualità del paesaggio”.

 

 

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Tags: in evidenza, olivicoltura di paesaggio, olivicoltura di produzione

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