C’è sempre meno olio in Italia e il dato sta diventando strutturale, la frammentazione produttiva resta ancora massiccia, si registra una forte volatilità dei prezzi. È un quadro a tinte fosche quello dipinto da Denis Pantini, responsabile agroalimentare Nomisma intervenuto alla celebrazione dei 5 anni dall’accordo di filiera Confagricoltura – Carapelli.
Eppure, secondo l’economista, le opportunità di mercato ci sono perché l’olio italiano gode di un’ottima reputazione all’estero con un apprezzamento sulla qualità al 58% negli Stati Uniti, al 43% in Germania e al 53% in Giappone ed export complessivo in crescita.
Va però cambiato approccio, perché, ritiene Pantini, il settore ha sicuramente necessità di innovare e modernizzarsi, trovando nuovi spunti e nuovi strumenti per arrivare nei mercati lontani. E dunque prima cosa è aumentare la produzione interna, perché altrimenti si corre il rischio di dover far sempre più ricorso alle importazioni.
Qualche dato per intendersi: nell’ultimo triennio (2020-2022) la produzione media dell’olio italiano è stata inferiore alle 300 mila tonnellate, contro le oltre 500 mila del triennio 2010-2012. Tra condizioni avverse, frammentazione produttiva (il 40% delle aziende olivicole italiane ha meno di 2 ettari di oliveto e solo il 2,5% oltre 50 ettari), volatilità dei prezzi e della redditività, vi sono forti incertezze.
Nell’aggiunta che si sta registrando anche un calo di consumi di olio da olive, 4 italiani su 10 acquistano olio nella grande distribuzione organizzata, mentre 3 su 10 lo comprano direttamente dal produttore. La ricerca registra che i prezzi medi di vendita nella distribuzione moderna relativi alle Dop (€/Kg) è pari a 11,41, per il 100% Italiano (escluso Dop/Igp) è di 6,81, mentre per il totale extravergine nazionale è di 5,27, mentre per il comunitario è di 4,56.
Numeri e riflessioni che danno ancora più significato all’incontro in programma domani (giovedì 16) al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare dove il sottosegretario Patrizio La Pietra, con delega proprio all’olivicoltura, ha convocato il primo tavolo tecnico con tutti gli attori del settore per un confronto volto a capire come mettere in campo una progettualità che sappia risanare la situazione attuale.
“Dobbiamo mettere sul tavolo una strategia per rilanciare il settore” ha detto il sottosegretario, riconoscendo che “oggi tutto quello che si è fatto è grazie agli imprenditori, ai trasformatori, alle aziende che sono leader a livello nazionale e anche a livello internazionale. Credo che la politica debba intervenire. La situazione che si è creata deve essere risanata”.