Settimane così piovose tra maggio e inizio giugno non si registravano da tempo. E per il settore olivicolo questo significa un ritardo nella fioritura e nell’allegagione. Con la conseguenza che, nella prima fase di accrescimento, sarà concomitante il rischio di ritrovarsi con pericolose ondate di calore e ad un rapido accrescimento della drupa offrendo alla mosca una precoce opportunità di attaccarne il frutto.
Al riguardo studi scientifici convergono nel considerare il caolino una delle migliori protezioni naturali per affrontare questi fenomeni. Il motivo è semplice: essendo una sostanza imbiancante, riflette i raggi del sole e genera un effetto “anti-riscaldo” alla pianta perché abbassa la temperatura e distrae l’azione di alcuni tipi di insetti tra cui la mosca olearia. Meno semplice, viceversa, è individuare il tipo di caolino da utilizzare.
“Per quanto si parli genericamente di caolino come di una unica sostanza – spiega infatti Domenico Bucca (nella foto) tecnico di Clay & Clay, società proprietaria del marchio AgriBioClay – in realtà sotto il profilo mineralogico i giacimenti non sono uniformi. Spesso si sente parlare impropriamente di “micronizzazione del caolino” e questa è una inesattezza perché il caolino non viene micronizzato, ma viene separato meccanicamente grazie a degli idrocicloni, a delle vasche di decantazione e ad altri processi meccanici per ottenerne la frazione più fine. In base poi alla granulometria ottenuta e alla assenza di elementi inquinanti (metalli pesanti, diossine, silice libera respirabile), i diversi caolini ottenuti sono indirizzati nei più disparati settori industriali (edilizia, ceramica, vernici, cosmetica, farmaceutica ecc.).
Probabilmente la “micronizzazione” è un processo successivo fatto su caolini grossolani indirizzati al mercato delle ceramiche per essere venduti in agricoltura. Infatti “micronizzando” tal quale (come avviene per basati e zeoliti) la terra ricavata da un giacimento primario di caolino, quello che si otterrebbe dalla micronizzazione sarebbe un materiare composto prevalentemente da sabbia di quarzo, feldspati, mica e al massimo il 16% di caolino.
(Nelle due foto, roccia caolinitica contaminata da ossidi di ferro e roccia caolinitica utile)
Per definirsi caolino, la roccia deve avere almeno il 60% del minerale di riferimento, cioè la caolinite, ma è chiaro che più alti sono i valori di tale minerale, maggiore è la garanzia di essere in presenza di un prodotto puro e privo di inquinanti”. E quando si parla di qualità, varie sono le specificità che deve presentare il caolino:
– l’alto valore di caolinite;
– la proprietà di riflettere appieno la luce;
• la capacità di assorbire l’umidità notturna che viene rilasciata poi di giorno a beneficio della pianta;
• la presenza di diossine e silice libera respirabile entro i limiti di legge:
• ed altre caratteristiche tecniche che ne migliorino l’adesività, diminuiscano l’abrasività e rendano prossimi allo zero i rischi di intasare filtri ed ugelli.
Sotto il profilo agronomico il caolino si distribuisce sugli olivi tramite nebulizzazione. Spiega al riguardo Domenico Bucca: “Il caolino non si scioglie in acqua, si assiste viceversa ad una dispersione. Se ne utilizza da 3 a 10 chili ogni 100 chili d’acqua a seconda del tipo di caolino, della coltura, del macchinario utilizzato. Forma una sottile pellicola bianca, più o meno uniforme che protegge foglie e frutti dall’eccessivo irraggiamento solare, riducendo la temperatura superficiale di foglie e frutti. Trattiene l’umidità e la rugiada. Riduce la necessità idrica delle piante, migliora il processo di fotosintesi e previene la caduta dei frutti non maturi dovuta a stress termici”.
L’effetto sulle olive, come confermano autorevoli ricerche scientifiche, è un aumento della pezzatura dei frutti, una migliore inolizione ed un maggiore contenuto in polifenoli nell’olio.
(Nella foto: tipica roccia caolinitica) Oltre al positivo effetto contro le ondate di calore e lo stress idrico, il caolino è un elemento naturale fortemente consigliato anche contro i fitofagi, in particolare la mosca dell’olivo: crea infatti un ambiente ostile alla deposizione delle uova da parte degli insetti, confondendone il comportamento, evita gli attacchi sui frutti e limita la riproduzione degli insetti nocivi.
Circa l’utilizzo il tecnico di Clay & Clay da noi interpellato spiega: “Essendo un prodotto naturale, innocuo per l’uomo e gli animali, classificato come polvere di roccia, corroborante potenziatore delle difese naturali dei vegetali, non è riconducibile all’agrofarmaco, è in libera vendita e non vi è bisogno di patentino. Non solo, il Ministero delle Politiche Agricole ha anche recepito il Regolamento europeo consentendone, per le caratteristiche che presenta, l’impiego tal quale in agricoltura biologica”.
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