Il valore delle informazioni per le aziende della filiera olivicola

Tanti dati già disponibili da sfruttare per creare valore
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Clive Humby, data scientist e matematico inglese, nel 2006 coniò lo slogan “I dati sono il nuovo petrolio”. Dal 2006 ad oggi l’evoluzione tecnologica, la spinta verso l’utilizzo di massa di tecnologie (in Europa si stima che in media l’80% della popolazione abbia uno smartphone), e l’applicazione della scienza dei dati al mercato e alla pubblicità hanno reso quanto mai vera quella affermazione. Oggi a decidere quale pubblicità mostrarci quando navighiamo sul web o quando vediamo la smart TV, lo decide un algoritmo di intelligenza artificiale capace di intercettare i nostri bisogni.
Per comprendere meglio la questione occorre specificare quale sia la differenza tra “dato” ed “informazione”. Per convenzione si definisce un dato come la rappresentazione oggettiva della realtà. Questa descrizione è spesso numerica ed è priva di alcuna interpretazione. Per esempio, le letture dei dati meteorologici registrate negli anni, prese tal quali ed isolate, non possono da sole fornirci il quadro generale dell’andamento climatico. L’informazione invece è la visione della realtà frutto dell’elaborazione e dell’interpretazione dei dati. Quindi tutti i dati meteorologici, elaborati ed interpretati possono darci l’informazione dell’andamento climatico. L’informazione rende gli esseri umani in grado di determinarsi e di agire.
Tornando all’esempio della pubblicità, i dati relativi ai nostri “click”, ai nostri “inoltra”, ai nostri “like”, ai nostri “lascia un commento”, diventano informazione che descrive chi siamo, utile per venderci qualcosa di cui forse abbiamo bisogno o desiderio. Oggi, noi occidentali ma ancor di più in oriente, viviamo in una ‘data driven society’.
L’agricoltura ben si presta alla raccolta dati e alla generazione di informazioni. Soprattutto in Europa, l’erogazione di fondi pubblici, il controllo delle frodi alimentari e le necessità statistiche degli organismi sovrastatali, sono state le motivazioni principali che hanno fatto avviare una mastodontica raccolta dati che ogni quinquennio costa centinaia di milioni di euro.
In particolare, l’olivicoltura è stata pioniera nell’applicazione di registri cartacei e telematici ed oggi, sostanzialmente in “tempo reale”, gli organismi deputati al controllo, sono in grado di conoscere i dati della filiera e, dopo elaborazioni ed interpretazioni, ottenere informazioni utili per la pianificazione del settore, l’andamento del mercato e le direttrici di vendita o di acquisto. Questo rende più efficaci i controlli, migliora la stesura delle norme (almeno in teoria) e dovrebbe produrre più consapevolezza ai livelli decisionali più alti.
Che dire invece della singola azienda? Se è vero che i dati sono il nuovo petrolio nei macrocontesti, si può affermare la stessa cosa per i microcontesti? Quali dati e quali informazioni possono assumere valore per una azienda olivicola/olearia?
Le aziende della filiera olivicola, grazie alla storica “abitudine” alla registrazione dei dati (ricordiamo ad esempio i “modelli F”), si sono dotate di strumenti, professionalità e procedure aziendali necessarie alla rilevazione e alla registrazione dei dati produttivi. A ciò si aggiunge quanto fatto dalle O.P. per introdurre ed applicare nelle aziende modelli di filiera certificati nonché schemi volontari di certificazione che richiedono dati ed informazioni sempre più strutturati e interconnessi.
Spesso, tutti questi dati vengono usati al solo scopo di soddisfare le esigenze normative o quelle di un organismo di certificazione e conclusa la verifica ispettiva, finiscono per riempire spazio su un server o sugli scaffali. Tuttavia, i dati inerenti la produzione di un lotto di olio, possono e devono non più essere considerati solo un “costo” ma essere trasformati in un “valore”. Per esempio, se opportunamente organizzati e presentati al cliente, i dati dell’origine possono essere trasformati da semplice dato tecnico in “story telling” che tanto può fare per fidelizzare e differenziare. Analogamente, i dati relativi ai consumi energetici negli anni, opportunamente analizzati, possono diventare utilissime informazioni per capire se servono interventi di rifasamento nell’impianto elettrico o se qualche motore comincia ad avere problemi. Anche i dati amministrativi possono e devono diventare informazioni utili per capire dove intervenire per migliorare i bilanci, così come i dati meteorologici specie se riferiti al microclima aziendale, sono fondamentali per determinare i fabbisogni idrici in anticipo e smettere di andare in soccorso, ma di implementare una gestione dell’acqua più sostenibile.
Non c’è dubbio che la filiera olivicola sia una produttrice di dati, ma certamente c’è ancora molto fare affinché diventi creatrice di informazioni utili per migliorare le performance economiche e quelle ambientali del processo produttivo.

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Tags: Costantino, in evidenza, Italia Olivicola

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